La nostra non è una zona sismica (non c’è l’obbligo di costruire gli edifici pubblici rispettando le normative della legge del 2003) perché il nostro territorio – inondato da acque sotterranee e litta – forma una sorta di cuscinetto nei confronti dei sommovimenti tellurici.
Storicamente, però, un forte terremoto è avvenuto novecento anni fa.
Ne parlano tutte le cronache: “Era il 3 gennaio 1117, ore 22 tutta la Pianura padana tremò e le scosse di assestamento si prolungarono per ben quaranta giorni. Le notizie storiche di tutte le città riportano la memoria di questa immane tragedia che distrusse o danneggiò gravemente le chiese ed i monumenti principali”.
Angera fu squassata, grandi danni si ebbero a Pavia e, da noi, la chiesa di San Genesio a Dairago sentì chiaramente il ‘tremblement’. A documentare che anche l’Altomilanese subì gravi danneggiamenti nei beni artistici c’è ancora una crepa nei muri nella chiesetta di San Salvatore a Casorezzo che è stata attribuita proprio a questo terremoto.
Il nostro archivio, insieme alle cronache del territorio del 1117, registra, successivamente, anche un altro terremoto significativo nel 1618, che colpì espressamente il Gallaratese (San Macario).
FOTO: La Visitazione (XI-XII secolo) nella chiesa di San Salvatore a Casorezzo dove una crepa è stata attribuita la terremoto del 1117.
Non sappiamo se Vittorio Sgarbi ne abbia parlato a Mesero ieri sera, ma certamente è uno degli affreschi più importanti del nostro territorio. Nell’affresco, l’incontro tra Maria e Elisabetta avviene sotto un arco classicamente decorato a ovoli e astragali. La mano di Elisabetta tocca delicatamente il ventre di Maria per ‘sentire’ la presenza del Bambino.