TURBIGO – Abitava nel ‘cortile dei Carettoni’ (l’area attualmente occupata dalla ‘Casa del Giovane’, che casa del giovane non è più) e siamo diventati grandi con lui. Giovanissimo rimase orfano di madre e, nella civiltà di allora, nel cortile, tutti gli davano una mano, oggi si direbbe un ‘ascolto’. Ha partecipato alla vita del paese, sempre presente alle manifestazioni, contento di essere turbighese (al pari di ‘italiano’) e di fare il tifo per il campione di ciclismo che viveva a pochi passi da lui.
Un po’ di tempo fa è venuto a ringraziarci per aver pubblicato – sul libro dedicato a Raffaele Marcoli e Antonio Bailetti – una foto, in cui lui compare ragazzo (quella che pubblichiamo, lui è il primo a dx) accanto al campione turbighese.
Capitava che ci vedessimo ogni dieci anni, ma il suo modo di porsi era come quello di due turbighesi che si erano lasciati la sera prima. Poche parole in dialetto turbighese, perché l’italiano non era ancora entrato nel sangue, ma era una ‘baleta’ che si giocava solamente quando non si poteva farne a meno. Ha dato il suo contributo come volontario al Centro Ricreativo De Cristoforis-Gray: un ultimo abbraccio a un territorio che sentiva suo. Poi, la tragedia del figlio, che gli ha piegato le gambe.
All’ultimo ‘pranzo di ferragosto’, quando gli afecionados non mancano mai al parco De Cristoforis, quest’anno non c’era.
Il manifesto mortuario è stato affisso alle 18 del 31 agosto, nel posto in cui è nato, in Via Fredda, accanto all’Ufficio Postale. Lì si dice che i funerali si terranno venerdì alle 10.30, nella parrocchiale.