“Tutto quello che é stato seminato, si spera, darà frutto qui, a casa” è uno dei commenti che Ezio Merlo e sua moglie Rita hanno voluto rivolgermi, parlando della loro esperienza.
7 giorni nella terra di Gesù, Israele e Palestina, assieme a don PierLuigi Albricci, parroco della Comunità Patorale Santa Maria in Binda (Turbigo, Nosate, Robecchetto, Malvaglio), ed altri 9 pellegrini.
Un pellegrinaggio che ha saputo evocare emozioni e sentimenti attraverso la visita di luoghi simbolici come la chiesa del “Dominus Flevit”, l’orto degli ulivi, dove Gesù pregò prima di essere consegnato alle guardie, o ancora il Santo Sepolcro, luogo importantissimo per tutti i cristiani.
I nostri pellegrini non sono rimasti colpiti solamente dai luoghi ma anche dai gesti che hanno compiuto in questa settimana; in primis quelli vissuti di persona (la memoria del battesimo nel fiume Giordano e il rinnovo delle promesse matrimoniali a Cana di Galilea) e quelli vissuti grazie all’aiuto della guida Luca R., definita da Ezio “eccezionale”.
Insomma, una settimana davvero suggestiva che ha lasciato una missione ai pellegrini.
Riprendendo l’esordio del racconto di Rita, il pellegrinaggio vero inizia a casa, dove non ci sono le emozioni che si hanno ad essere sul posto ma dove la vera “prova” è quella di “dare frutto”, trasmettendo ai fratelli ciò che a loro è stato insegnato.
Oltre ad aver lasciato un grande bagaglio d’esperienza ai partecipanti, c’e da dire che il pellegrinaggio è stato vissuto in un periodo storico particolare, macchiato dal terrore.
Alla domanda se si fosse sentita l’influenza della situazione socio politica attuale Ezio e Rita hanno risposto negativamente e ci è stato riferito di aver percepito grande rispetto fra le religioni che convivono in Israele.
Non si è avuta paura ma, d’altro canto, si è rimasti colpiti per la situazione in cui uomini e bambini sono costretti a vivere per poter lavorare; all’alba uomini, donne e bambini si ritrovano sui marciapiedi ad aspettare gli autobus che hanno il compito di portarli nei loro luoghi di lavoro.
Per tutto ciò il viaggio ha arricchito i pellegrini dal punto di vista della fede e della cultura, una settimana che attraverso sentimenti, emozioni, dubbi e, magari, paure è diventata indimenticabile.
(In copertina: il gruppo di pellegrini davanti alla moschea di Omar)