TURBIGO (20a) – Alla gente interessa l’attualità perché la sta vivendo e vorrebbe capirci qualcosa. E’ stato scritto che, in ‘Sei di Turbigo’, c’è troppa storia che occupa spazi che non interessano a nessuno. Pazienza, fin quando non ci espellono dal gruppo….continuiamo
Quando fu pubblicata su ‘Città Oggi’ (10 febbraio 2000) la storia della Via Michelangelo Buonarroti ricevemmo una missiva dall’architetto Angelo Vittorio Mira Bonomi che precisava che “quando nel ’32 il podestà proposte di chiamarla ‘Via alla Selvaggia’, la Soprintendenza non condivise perché non fu sufficientemente motivata la richiesta riferita all’atelier dell’artista Carlo Bonomi, mentre oggi le Soprintendenze hanno il compito di vincolare tali studi”.
In seguito, quello che fu un sentiero (1920), poi strada campestre (1930-32) che si era formata ai piedi dello studio dell’artista (Via M. Buonarroti, oggi raccordata a Via al Torrione con delle scalinate di grande valore paesaggistico), fu superata dalla strada della ‘Merluzzina’ che conduce al cimitero passando accanto al Torrione. Tale strada fu donata da Carlo Bonomi al suo paese e, per tale spontanea offerta il sindaco Paratico donò, alla morte dell’artista, un posto nell’area cimiteriale per la sua sepoltura.
“Dalla breve nota del settimanale – continua A. V. Mira Bonomi – sembrerebbe che la denominazione fosse del podestà, mentre fu l’artista a denominare in tal modo il suo studio, ispirandosi alla frase leonardesca ‘Selvatico è chi si salva…’. Nel 1924 la dedica ‘La Selvaggia, intenda chi può…’ fu scolpita sulla traversa in legno dell’ingresso in salita, al lato sud della costa e i paesani la notarono. Da ciò nacque l’idea di battezzare la nuova strada con le parole dello stimato artista che, nella prima mostra del Novecento (movimento artistico promosso da Margherita Sarfatti, ndr) alla Permanente di Milano (1926), davanti alla scultura in bronzo ‘La Madre’ (successivamente acquistata dal governo tedesco ed esposta a Berlino) presentata dalla Sarfatti, Benito Mussolini disse: “Saluto uno dei più grandi artisti del mio popolo”, frase pronunciata con particolare enfasi, che commosse l’autore, il quale fu abbracciato dal Capo dello Stato”.
Fu il riconoscimento ufficiale del Capo del Governo alla mostra milanese a motivare l’incarico per la progettazione e realizzazione di piazza San Francesco (realizzata in buona parte con fondi privati degli industrali turbighesi) e per l’acquisto del bronzo omonimo (premio ‘Medardo Rosso’ a Milano), mirabile esempio storico-architettonico-artistico (oggi vincolato dalla leggi 1089).
FOTO Accanto alla scultura ‘La Madre’, l’artista Carlo Bonomi con il suo discepolo Angelo (foto archivio A. V. Mira Bonomi)