Sguardo fiero e fisico che dimostra molto meno dei suoi 95 anni. Per Giulio Cameroni di Magenta è stata la giornata del ricordo e del riconoscimento. Quello che gli è stato concesso con un un attestato di benemerenza. Un modo per ringraziarlo per quello che ha fatto. “Perché se oggi possiamo assaporare la libertà, lo dobbiamo anche a lui”, ha detto Luigi Cuomo in rappresentanza dell’Esercito.
La cerimonia si è svolta presso il palazzo municipale di Magenta in piazza Formenti dove si sono ritrovate le associazioni d’Arma, non solo Magentine, c’erano anche i paesi vicini, insieme alle autorità cittadine a cominciare dal sindaco Marco Invernizzi e dal vice Paolo Razzano. E i vertici militari con il colonnello Mauro Arnò, capo del centro documentale di Milano del comando militare Esercito Lombardia.
“Per noi è un momento importantissimo – ha detto il sindaco Marco Invernizzi – La memoria è fondamentale ed è importante, soprattutto, tramandarla ai nostri ragazzi. Le persone come Giulio sono degli esempi”.
Come si è arrivati a Giulio Cameroni? Grazie all’intraprendenza di Francesco Bigogno e CorriereAltomilanese.com che hanno interpellato il centro documentale di Milano, al lavoro di ricerca di Luigi Cuomo e al colonnello Mauro Arnò. Cameroni era destinato al fronte orientale, il fiume Don, dove per congelamento schivò la battaglia di Nikolaevka del 26 gennaio 1943.
Una volta guarito, fu mandato in Sicilia, dove fu preso prigioniero dagli americani. Dopo mille vicissitudini che lo portarono ad attraversare il nord Africa per approdare poi in Inghilterra, dopo l’8 Settembre da prigioniero divenne alleato. Scelse di seguire gli americani non più prigioniero e venne congedato, con riconoscimento del suo servizio e anche per fortuna sua con una piccola liquidazione, alle porte di Berlino, nel Settembre del 1945. Da li attraversò ancora per l’ultima volta l’Europa e riuscì a rientrare nella sua Magenta.
L’emozione viene nascosta dagli occhiali, ma è palpabile. Una pagina di storia da tramandare quella vissuta da Giulio Cameroni. Una lezione per tanti giovani.