Ci siamo recati presso la sede dell’Associazione Culturale Madni, suoniamo il campanello e si affaccia un ragazzo, ci presentiamo, chiediamo se c’è un responsabile e lui prontamente ci dice: “lo chiamo, tempo 10 minuti e arriva”. Ed è proprio cosi, arriva Mohammad Shahbaz Presidente dell’Associazione Madni e ci invitata ad entrare. Ci presentiamo e notiamo che li fa piacere che siamo lì che come giornalisti ci stiamo interessando alla vicenda anche sentendo la loro versione. Shahbaz ci dice: “siamo contenti della vostra visita, io personalmente sono in Italia da 20 anni – continua rimarcando – lavoro onestamente, pago le tasse, i miei figli sono nati qui, vanno a scuola qui, ho fatto venire qui anche i miei genitori, penso che il mio futuro e quello di miei figli sarà qui, non capisco questo accanimento nei nostri confronti”. Alla nostra domanda se ci fa visitare il costruendo centro culturale, ci risponde con un immediato si, e racconta: “questo centro è stato costruito con tutti i permessi necessari, non riusciamo a capire la polemica, se i membri della lega vogliono siamo disposti a un incontro – continua – crediamo nel dialogo, possiamo tranquillamente parlarne, non abbiamo niente da nascondere, la nostra porta è aperta a chiunque bussi”.
Di fatto m’invitano all’interno, ci sono due sale, una chiaramente dedicata alla preghiera, un tappetino è rivolto verso la Mecca, chiediamo se hanno un Iman (colui che guida la preghiera, tipo un nostro sacerdote) e Shahbaz risponde: “nell’islam chiunque può guidare il momento di preghiera, il più delle volte lo faccio io, ma a turno, alle volte, qualcun altro mi sostituisce”.
Il ghiaccio è rotto, scherzano con noi, ci mostrano anche un App che rileva l’esatta posizione della Mecca e ci dicono: “una volta usavamo la bussola, oggi anche noi, come tutti usiamo le nuove tecnologie – mostrandoci il cellulare ci fa vedere – esiste anche un’altra App che dice il momento esatto di preghiera che scandisce le nostre feste, ad esempio il Ramadan, ogni anno non ha la stessa cadenza, seguendo questa App sappiamo l’esatto inizio di ogni nostra festa”.
Ci lasciamo dandoci un appuntamento a breve per una video intervista, anzi, prima dei saluti, molto gentilmente ci invitano al Bar per offrirci un caffè e li tra le chiacchiere che facciamo, in tono molto amichevole, ci prospettano un futuro politico con una possibile lista civica Pakistana ci dicono: “siamo nell’era della globalizzazioni, guarda Londra, una città cosmopolita, il nuovo Sindaco è Pakistano, il futuro del mondo è multirazziale, crediamo che in meno di 10 anni ci sarà un partito islamico in Italia, tutto nel rispetto delle leggi e della costituzione”.
Li saluto e me ne vado, pieno di pensieri di cose che so già e sorrido, penso come sarà, a breve, la politica italiana, non sorrido, rido, penso ai “Barbari Sognanti”, penso a quei giornalisti servi di Partito, si dovranno convertire all’Islam se vogliono continuare a “guadagnare” scrivendo di partiti.
Penso alle parole del ragazzo Pakistano, penso alla loro determinazione, penso “il cambiamento politico italiano partirà da Castano Primo?”. Penso alla Rabbia e l’Orgoglio di Oriana Fallaci, “Ma vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida a morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.
Penso ai giovani politici dell’Happy Hour e delle loro serate mondane e non sorrido, rido!
Foto di Copertina Mohammad Shahbaz ci mostra l’avanzamento lavori.