Vera e propria follia della banda amatoriale di appassionati del palcoscenico, “La nuova compagnia” di Casorezzo, “The newest economy” è stato un vero e proprio “caso” sul territorio una decina di anni orsono. Tre anni per girarlo, centinaia di presenze tra attori protagonisti e comparse, il pressoché totale coinvolgimento dell’intera cittadina casorezzese… Una bomba!
Nato da una (pazza) idea del mattatore più timido che abbia calcato il suolo del magentino, ovvero Pierluca Oldani, insieme all’amico e co-ideatore Mauro Felci, in seno alla già attiva compagnia di teatro amatoriale (che in quel tempo perdeva l’utilizzo del teatro cittadino), divenne presto idea condivisa e realizzazione ultra-corale. Alla regia, Mauro Felci. Locations ufficiali e di fortuna tra Casorezzo, Busto Garolfo, Canegrate, Ossona, Parabiago, Vittuone, Milano (Piazza Affari) e Roma. Centinaia di ore girate, alla fine un film della durata di circa due ore e mezza. Una commedia dal sapore amaro e dolce sulla “febbre” della scalata sociale, dell’ambizione al lusso, alla visibilità sociale. Vizi, senza virtù, delle piccole invidie di campanile che vengono spinte al paradosso dalla… “new economy”, ovvero, “la grana” per tutti, offerta a piene mani dalla Borsa finanziaria. Ed è in effetti un modello feroce quello che viene messo a nudo, pur sdrammatizzato dalla comicità paesana del film. Una critica al vetriolo, benché filtrata dalla simpatia istintiva verso quella piccola gente di provincia, quasi bambinesca nelle proprie velleità ed ambizioni. Eppure, spesso le conseguenze più cruente nascono da piccoli vizii della natura umana. Dall’inconsapevolezza e dagli automatismi della emulazione. (Prendi un bambino e mettigli in mano un lanciafiamme… ).
Vizii, ma anche virtù (il film è a “lieto fine”); una virtù che viene agita da un personaggio in particolare e che accompagna, in disparte, tutto lo svolgersi della vicenda. Per arrivare a capire che l’unico vero valore a rendimento assicurato è quello dell’amicizia, della relazione, e della modestia. “Chi si accontenta gode”, recita l’adagio. E questo è quanto mai vero quando è del denaro che ci si può accontentare benissimo. Oltrepassare il limite della vita dignitosa, a tutti i costi, porta conseguenze non solo sul piano individuale (una limitazione paradossale della propria libertà, per esempio; nel film non è nemmeno una metafora, è la faccenda tal quale!), ma anche collettivo: la perdita della dimensione “originale” di un vivere comune, paritario, semplice, ove ognuno valga per ciò che è e ciò che porta agli altri, nelle relazioni, sempre a misura d’uomo, di una piccola comunità: che sia il lavoro, la famiglia, il bar. Ecco, il film – il quale probabilmente acquista, a distanza di un decennio ulteriore valore e senso – dice proprio questo: quanto sia stata perniciosa quella malattia di “grandezza” (spinta da forze sopra le teste e sopra i campanili), di “successo”, di “lusso”, che ha pervaso la società fin dentro i paesi minori. La perdita dell’uomo comune; la perdita del senso comune dell’uomo.
Ed è così che ci siamo giocati tanti cose, compresi i paesaggi. Le dinamiche – dell’economia, della politica – a volte sono talmente sofisticate… da esser grossolane e banali. Il pregio del film è anche questo: mostra una nuda verità: terra terra, si direbbe. Al netto della amatorialità dell’opera, il film funziona e coinvolge. I personaggi sono straordinariamente credibili ed è facilissimo identificarsi o trovare “somiglianze” con le nostre cerchie personali.
Insomma, non sarà da Cannes, ma capitando, merita. Oltretutto il film offre un vero spaccato di società della nostra parte di provincia milanese-altomilanese tra gli anni Novanta e Duemila. Fantastico!
Altri punti a favore, l’impegno straordinario, il senso di condivisione, una regia commendevole, l’ingegno individuale e collettivo messo a lavorare per trovare le soluzioni più impensate (ma efficaci) agli ostacoli di ripresa.
E quindi eccoli lì, dieci anni dopo, nella sala polifunzionale di Casorezzo, la sera del 28 ottobre 2016, a rivedersi, ridere insieme, ricordare, riabbracciarsi, a tagliare una grande torta insieme, brindare con bicchierini di carta da un banchetto di quelli “da oratorio”, e, nello spumantino, chissà quante bollicine di ricordi e qualche timida lacrimuccia.
Che poi, a voler vedere, il senso dell’intero film è già tutto qui, e viene ribadito così, in questa “re-union”.
Bravi ragazzi!
Alessandra Branca
per info, contatti, curiosità, acquisto del dvd, vi dirottiamo alla pagina Facebook del film e dell’evento : Newest Economy