Il corteo dei lavoratori della Carapelli di Inveruno, partito dal piazzale dello stabilimento, ha attraversato le vie del paese per raggiungere l’Auditorium dove era in programma il consiglio comunale aperto. Presenti, oltre al sindaco Sara Bettinelli e ai consiglieri anche diversi politici e anche il parroco del paese.
“Come sindaco ho sempre tenuto i canali aperti con l’azienda – ha detto il sindaco Bettinelli – ma nulla lasciava immaginare un esito di questo tipo”. Il comune ha aperto una interlocuzione con i capigruppo in consiglio comunale, Regione Lombardia, il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico. “Sappiamo tutti che i poteri decisionali in questi casi sono limitati per un Comune – continua – Anche la Italdenim è in una situazione difficoltosa. Oggi però abbiamo la presenza di numerosi politici. Parliamo di un settore importante per Inveruno e per tutto il territorio. La Carapelli, non dimentichiamo, deriva dalla Belloli, fondata ad Inveruno quasi un secolo fa”. Il consiglio comunale si è concluso con una mozione congiunta sui prossimi passi che si faranno. Per la Carapelli il lento, ma graduale declino, è cominciato con l’acquisizione da parte del gruppo spagnolo Deoleo. E oggi si discute della chiusura della parte produttiva.
Una chiusura che non riguarda l’efficienza dei lavoratori, ma è stata determinata dalle scelte effettuate. Nella maggior parte dei casi i lavoratori della Carapelli non sono giovanissimi. Lavorano nello stabilimento inverunese da dieci, venti, anche trent’anni. Sono sposati e hanno figli. Come faranno se lo stabilimento dovesse chiudere veramente? I lavoratori non accettano di essere sacrificati nel nome delle scelte fatte ad altri livelli e si appellano ai politici affinchè facciano quello che devono fare. Ovvero cominciare un percorso affinchè il sito di Inveruno continui ad esistere e a produrre. “Fino ad agosto ci dicevano di stare tranquilli, che non sarebbe successo nulla”, hanno detto i lavoratori. Evidentemente chi garantiva questa tranquillità mentiva sapendo di mentire.
Un atto vigliacco che si è riversato sulle famiglie dell’inverunese. Circa duecento persone che lavorano comprese quelle che operano nell’indotto, nel settore delle pulizie, nel confezionamento. Sono con il fiato sul collo perché ricollocarsi è un’impresa oggigiorno. Non è più come una volta. Le ditte importanti oggi sono pochissime. Per chi non era presente, (tanti, sappiamo che se un dramma non ci tocca direttamente non lo sentiamo mai come gravissimo. Ma tutti possiamo trovarci in questa situazione un giorno nella nostra vita) è possibile ascoltare e guardare nel nostro video il consiglio comunale aperto di Inveruno.