Non è la prima volta che ci capita di registrare un ritorno alle origini animato da un ‘sentiment’ tramandato da generazione in generazione. Non si scorda mai il luogo in cui si è nati: chissà perché! Ci era capitato, anni fa, a Bernate Ticino, con gli Zarinelli, dove – grazie a internet – americani e gente della riva sinistra del Ticino si erano ritrovati in canonica.
Ma il caso di Druogno, un paesino di mille abitanti, in provincia di Verbania (vicino a Santa Maria Maggiore) è ancora più pregnante, in quanto – come scrive ‘La Prealpina’ del 30 ottobre scorso – un olandese dal cognome italiano, Alfons Ravelli, ha avviato, nel 2014, le pratiche per la ristrutturazione dell’antica cappelletta di Baione, fatta costruire, oltre tre secoli fa, da Giovanni Giacomo Ravelli, suo lontano progenitore. Perché? Perché era nato nel 1601 in una baita posta accanto alla cappella e, dopo aver campato settant’anni – in un tempo in cui la vita media era di quarant’anni – per ringraziare il Signore che lo stava attendendo nell’alto dei cieli, volle onorarlo con la costruzione di un luogo sacro.
L’intervento di restauro, eseguito dal Laboratorio Peron di Tradate, ha riguardato anche i tre affreschi rappresentanti una ‘Crocifissione’, i santi Antonio abate e da Padova e San Giacomo. E così, domenica 16 ottobre 2016, trentatré discendenti Ravelli (2 provenienti dalla Francia, altrettanti dall’Australia e 29 dall’Olanda) si sono dati appuntamento a Baione per l’inaugurazione della cappella benedetta dal parroco del paese. Sono ancora italiani…
FOTO particolare di una ‘Crocifissione’