A scrivere la sua personale esperienza è una ragazza di 24 anni che fino ad ora ha sempre raccontato le vicende altrui. Oggi a farlo è lei perchè da giornalista è rimasta vittima di un aggressione virtuale da parte di un coetaneo che non risparmia nessuna: aggiunge e minaccia su Facebook per poi bloccarle. Ma oggi a fermarlo sono io. Vorrei poter sbloccare tutte quelle giovani che per paura, o peggio, indifferenza accompagnata da giustifica, lasciano “cadere la cosa”. Voltare le spalle a comportamenti del genere, equivale esattamente ad aumentare il numero di quelle utenti su Facebook che aggiungerà nuovamente il ragazzo.
Violenza su violenza, gratuita e vigliacca perchè in quella chat, a me diretta, non c’erano parole più sprezzanti riservate nemmeno al peggior delinquente di questo mondo. E non mi riferisco a quelle che potreste immaginare durante la lettura di questo pezzo, benchè la persona in questione non si è “limitata” a disprezzare la categoria femminile, ma ha digitato dal suo cellulare (presumibilmente) minacce di morte. La frase più crudele che non ammette scuse, che non ammette la giustifica di “sotto effetti di stupefacenti”, che non ammette la commiserazione del “forse non è equilibrato, o ancora “sì lo conosciamo ed è un tipo strano”. No. Nulla di questi commenti può mettere un velo su questo gesto pietoso che non vuole pietà.
Sui social molti giovani hanno preso le mie difese, mostrando solidarietà e forza, quella che ho avuto sin da subito andando dai carabinieri. Ma quante di me sono riuscite a suonare alla caserma e depositare quanto successo? Purtroppo solo un’altra ragazza diciottenne vittima di tentata estorsione e ricatto per foto a luci rosse, episodio riportato anch’esso sui giornali nei giorni scorsi.
Eppure anche in passato, al telegiornale avevamo (purtroppo) appreso di quella minorenne morta suicida perchè vittima di bullismo. Insieme a Carolina, giovane e bella, quante altre hanno preferito questo insano gesto, pur di “sparire” per sempre dagli occhi di tutti quei bulli, per non offendere, che hanno agito sulla sua psiche? Ci ricordiamo di altri epidosi analoghi in cui, grazie alle riprese video, abbiamo guardato indignati i nostri figli prendersi a sberle, per i capelli e calci fino all’arrivo dei carabinieri? Ecco, credo che nessuno di voi sia riuscito a cancellare quelle scene. Nemmeno, però, coloro che filmavano, inermi e alle volte testimoni divertiti di quanto stava accadendo sotto ai loro smartphone che potevano riporre in tasca e agire. Difendere, intervenire chiamando i soccorsi e nel frattempo dividere, prevenire lo sfacelo di tantissime situazioni degenerate nel corso di quei minuti in cui si pensava unicamente a portare il video a compimento.
Non voglio credere che la maggior parte delle persone, adulti compresi, sia così: indifferenti ed estranei ai fatti benchè presenti, anche fisicamente. Voglio pensare che viviamo in un mondo in cui la solidarietà vale più dei soldi, in cui si dovrebbe prestare la propria volontà di agire nel bene in qualsiasi tipo di situazione, proprio perchè ci riguarda sempre e un giorno potrebbe accadere anche a noi. Nessuno è escluso. Io sono per il mio tatuaggio, inciso perchè corrisponde perfettamente a ciò che penso: chi è quell’uomo che non prova a cambiare il mondo? Non vale per coloro che non si mettono in discussione, ma per quelle donne che nonostante tengano alla loro famiglia e fanno di tutto per salvare il matrimonio, trovano il coraggio di appoggiare il mestolo del minestrone in cui versano lacrime nascoste e vanno a denunciare.
Nulla è più importante della propria tutela e alle porte della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, fatene di questo articolo uno spunto di riflessione.
Viviana Fornaro