Sulla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane ormai se ne sono sentite di ogni, sembra che la fine del mondo sia vicina; le finanze crolleranno e in America tornerà l’obesità, che il presidente Obama aveva tanto combattuto.
Ma che cosa ha davvero dato avvio a questo processo di “distruzione” annunciato dalle stesse persone che sognavano un inquilino donna alla casa bianca? La sconfitta di Hillary Clinton, la candidata perfetta sostenuta da politici e VIP di tutto il mondo, è stata determinata dal voto della classe media, degli operai, degli “ultimi” e di tutte quelle persone che si sentono schiacciate dalla grande finanza, dalle varie lobbies che reggono il mondo. Un voto di protesta, forse, ma che sicuramente ha deciso di dare uno schiaffo al sistema.
In questo scenario, in cui alcune personalità politiche si scagliano anche contro i “danni” che il suffragio universale può causare, noi di Corriere Alto Milanese abbiamo voluto chiedere un parere a chi ogni giorno sta dalla parte dei popoli. Chi ha deciso di battersi per l’autonomia, l’indipendenza e la libertà.
Ciò che volevamo avere era un punto di vista di chi la classe media, che ha votato Trump, la vuole proteggere. Quello che troverete di seguito è un commento a caldo post-elezioni che Gabriele Marmonti, responsabile del blog “Liberi – dalla parte dei popoli”, ha lasciato al nostro giornale:
“Liberi ha evitato di sbilanciarsi sostenendo un qualsiasi candidato alla presidenza statunitense poiché all’interno della redazione si aveva una molteplicità non indifferente di idee a proposito di questa corsa presidenziale. Così, come avevamo sostenitori del socialista Bernie Sanders alle primarie democratiche e dell’esponente della destra religiosa Ted Cruz per i repubblicani, nella fase finale, nel duello Clinton-Trump, le idee erano diverse e la redazione era divisa tra chi sosteneva il tycoon e chi sosteneva che entrambi i candidati sarebbero stati un problema per gli Stati Uniti.
Però, all’indomani di questo voto, posso sostenere, a titolo personale e anche a nome del blog che la vittoria di Donald Trump significhi qualcosa di davvero importante per la storia degli USA e del mondo intero. La vittoria di un candidato osteggiato dai media tradizionali, sia locali che internazionali (in Italia, ad esempio, abbiamo avuto il trionfo della disinformazione, come ci si aspetterebbe da un paese al 77° posto al mondo per libertà d’informazione), fronteggiato dalle grandi banche, dalle lobby finanziarie e da una certa parte del suo partito è un fatto di per sè storico. Se, d’altra parte, questa vittoria è stata resa possibile dai voti della classe media, operaia, proveniente dalle zone della “cintura della ruggine”(Ohio,Michigan, Pennsylvania e Wisconsins) è sensazionale.
Noi crediamo che martedì 8 novembre sia stato assestato il più violento colpo al “nazismo finanziario” che comanda il mondo. Un colpo più violento della Brexit, una ritorno alla dignità del popolo americano contro i vari George Soros, Goldman Sachs e altri speculatori senza pietà che supportavano Hillary Clinton. E, volendo, un colpo anche a chi pretende di essersi informato sulla pericolosità del “razzista, omofobo,sessista, sudista Trump” sulle pagine Facebook di Lady Gaga o di Madonna. E’ finito, a mio avviso, anche il tempo di un avanspettacolo capace di indicare cosa sia giusto e democatico e cosa sia sgradito. Il popolo ha saputo dimostrare un’autonomia della scelta, con elettori storici democratici che hanno deciso di non sostenere la corrotta Clinton. Chi segue quella logica è semplicemente un prodotto della manipolazione di pop star e bravi attori che speravano che meriterebbero il premio Goebbels per la disinformazione.
Però, noi riconosciamo che la fase del facile populismo sia finita, per Trump. Insieme al suo vice, Mike Pence, e ai solidi conservatori del Partito Repubblicano potrà, finalmente, riformare l’istruzione, modificare o annullare l’Obamacare rendendo più accessibile, puntare a una nuova politica sociale e di gestione delle migrazioni (non certo costruendo il muro paventato in campagna elettorale, ma con buon senso), distendere i rapporti con la Russia, trovare una soluzione contro il terrorismo. Ma la vera rivoluzione è iniziata e continuerà abbattendo lo strapotere di certi gruppi ristretti, di alcune lobby che hanno bloccato l’America ed il mondo negli ultimi decenni. Allora i risultati si vedranno davvero: negli USA, in Europa, in Padania.