E’ un lavoro imponente, paragonabile ad un volume dell’Enciclopedia Treccani, quello presentato dal Parco del Ticino alla comunità Europea già due anni fa. Un lavoro che ha dato i suoi frutti e si è concretizzato con l’ottenimento di quasi quattro milioni di euro con l’obiettivo di preservare e incrementare la biodiversità di quello che viene ormai unanimemente riconosciuto come il corridoio ecologico più importante capace di mettere in collegamento le Alpi con gli Appennini. U n patrimonio naturalistico che non si deve perdere, anzi.
“In questo modo – ha sottolineato il presidente Gian Pietro Beltrami – avremo la possibilità di portare avanti una strategia tesa al miglioramento del nostro Parco. Si è trattato di un’opera imponente grazie alla quale abbiamo saputo cogliere le opportunità offerte dall’Europa”. La delegazione del Parco che si è recata a Bruxelles ha avuto modo di confrontarsi con altre realtà europee i cui problemi non sembrano essere tanto differenti da quelli italiani. Il consigliere delegato all’Agricoltura Fabrizio Fracassi ha spiegato che, nel 2014, la Comunità Europea, aveva ‘sospeso’ il progetto del Parco. Dopo le opportune osservazioni giunte lo scorso anno è stato ripresentato ed accolto nel corso di questa annata. L’Unione Europea ha così premiato il progetto Life Ticino Biosource che vede il Parco come ente coordinatore e la collaborazione dei partner Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Graia Srl, oltre a Fondazione Cariplo in qualità di co finanziatore.
Hanno collaborato Adriano Bellani, responsabile del settore fauna, Michele Bove per il settore agricoltura, Fulvio Caronne per i boschi e le foreste che verranno incrementate e migliorate e Valentina Parco. “La corretta pianificazione del territorio del Parco del Ticino consente a tutti di avere una vita migliore – ha detto il direttore Claudio Peja – Ci sono specie che hanno scelto il Parco per venire a viverci e riprodursi e questo non è casuale”. Quali saranno i lavori che il Parco porterà avanti con questi fondi? Una trentina di anni fa, complice la pesca e l’isola di Serafini nel Po che rappresentava uno sbarramento verso il mare Adriatico, scomparve dal Ticino lo storione Huso Huso. Uno degli obiettivi sarà proprio la sua reintroduzione. Uno storione che, nel fiume Volga è arrivato a raggiungere addirittura la lunghezza di una decina di metri. E non solo. Si penserà alla conservazione di uccelli e farfalle, si conserveranno gli habitat forestali e, tra le altre cose, si studieranno migliorie per i 300 ettari di marcite tutelate dal Parco.