TURBIGO – Domenica 27 novembre, durante la messa delle 8.30, sarà benedetta la ‘nuova’ cappella di San Carlo nella chiesa d’In Giò. La pala dell’altare ‘scomparso’ è oggi una tela di San Carlo intento a comunicare la vedova Cusani. Ma che fine hanno fatto gli altari settecenteschi, vista anche la loro difficile collocazione date le grandi dimensioni?
Al tempo in cui curammo la stesura della storia di Castano Primo (‘Da Borgo a Città’, 2007) notammo una strana coincidenza: sia il prevosto di Castano, Carlo Oriani (1796-1819) che il sindaco di Turbigo, appartenevano alla stessa famiglia filo-francese. Sapendo che, in tale periodo, il convento e la chiesa degli Agostiniani Scalzi erano stati soppressi (1807) e gli arredi messi in vendita, fu facile pensare che i due altari laterali della chiesa di San Zenone di Castano potessero essere stati ‘generosamente’ messi a disposizione da parte del sindaco di Turbigo al prevosto di Castano. Le misure che il 24 novembre 2016 abbiamo eseguito su tali altari (piano 130 cm; larghezza 280 cm) sono compatibili con gli spazi esistenti nella cappella di San Carlo, così come il coro posto dietro all’altare maggiore della chiesa di San Zenone (altezza 2 metri) avrebbe potuto starci comodamente anche nello spazio esistente dietro all’altare maggiore della chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Che, nei primi decenni dell’Ottocento, quando la chiesa degli Agostiniani Scalzi fu depredata, una parte significativa degli arredi sia finita a Castano?
Possibile. Gli angioletti in pietra bianca, esistenti sia sull’altare maggiore della chiesa turbighese, sia sui due altari di Castano potrebbero essere una sorta di ‘autentica’, nel senso che sono stati realizzati dalla stessa mano per la medesima chiesa.
Lascia perplessi però il fatto che padre Virginio Martinoni, che ha scandagliato la storia della chiesa in lungo e in largo, registrandone tutti i dettagli (anche i fulmini caduti sul campanile!), nel capitolo dedicato alla ‘Chiesa parocchiale di San Zenone nella prima metà dell’Ottocento (1814-1859’ non dica nulla dei due altari laterali. C’è solamente la seguente nota:
“1806 – I fabbricieri vogliono riattare due cappelle che sono situate ai lati del presbiterio (cappella maggiore) ed erigervi gli altari di marmo e chiuderle con balaustre pure di marmo. Il lavoro viene eseguito dai marmorini Argenti, padre e figlio, di Viggiù (A.P.C., cart. XII, fasc, 1, Entrata ed uscita 1779-1806)”.