In una sala comunale al completo si è svolto l’incontro “Italianski Karasciò. Storia, immagini e testimonianze del Fronte Russo (1941-1943)”: un’iniziativa organizzata dall’Associazione Memento e dal Centro Studi Ezio Maria Gray, in collaborazione con l’UNIRR – Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia e l’Associazione Nazionale Arma Cavalleria sezione di Milano “Savoia Cavalleria”, con il patrocinio del Comune di Turbigo.
A fare da sfondo alla conferenza proiezioni di immagini e filmati dell’epoca il convegno si è aperto con l’intervento di Valerio Zinetti (responsabile dell’Associazione Memento e presidente del Centro Studi Ezio Maria Gray) che ha ricordato: “La Campagna di Russia è stata un’epopea drammatica quanto eroica: 200 mila soldati hanno combattuto in Russia per difendere l’Italia e l’Europa, 90 mila di questi non sono mai più ritornati. Dall’archivio UNIRR – ha fatto notare Zinetti – risultano undici caduti e dispersi turbighesi, inquadrati nei reparti di Fanteria della Divisione Sforzesca e nell’artiglieria. Si tratta di vicende che oggi sono custodite in memorie famigliari, ma che devono tornare ad essere un patrimonio di memoria storica nazionale”.
Sono seguiti poi i saluti istituzionali dell’Assessore Fabrizio Allevi, che ha spiegato la scelta dell’Amministrazione comunale di patrocinare quest’incontro culturale e del presidente nazionale dell’UNIRR Francesco Cusaro, che ha voluto ricordare la figura dell’omonimo nonno disperso in Russia nell’inverno del 1942 con la lettura della sua ultima lettera e raccontando del suo viaggio ad Arbuzowka – dove il nonno fu disperso – sottolineando come ancora oggi il ricordo della solidarietà che si era creata tra la popolazione russa e i soldati italiani di allora cementi un rapporto di amicizia tra discendenti di entrambe le parti, nello spirito della fratellanza tra i popoli.
Sono seguite poi le relazioni di Danilo Dolcini (gestore del sito storiografico www.controstoria.it e membro dell’UNIRR) sulla cronologia storica della campagna bellica in Russia dallo scoppio delle ostilità nel 1941 alla ritirata del 1943, ripercorrendo le principali battaglie del fronte russo, e di Fabiano Bariani, presidente della sezione novarese dell’UNIRR dedicata alla M.B.V.M. Dario Lanza, sulla monumentalista agiografica dei Caduti e Dispersi in Russia (in particolare, il monumento di Novara progettato dall’architetto turbighese Giovanni Garavaglia e inaugurato nel 1999 e il Tempio Sacrario di Cargnacco – Udine, una “Redipuglia” del Fronte Russo).
Ma l’intervento più incisivo della serata è stata la testimonianza del Sergente Giancarlo Cioffi, 95 anni, presidente della sezione milanese dell’ANAC ma soprattutto reduce della battaglia di Isbuscensky, passata alla storia per la famosa “ultima carica” della Reggimento Savoia Cavalleria che il 24 agosto 1942 a Isbuscensky uscì vittoriosa contro i parabellum sovietici. Premettendo di avere partecipato alla battaglia ma non nello specifico alla carica (pur essendone testimone diretta), in quanto quest’ultima costituisce una fase singola dell’intera battaglia, ha ricordato: “Il Capitano Silvano Abba, il comandante del mio squadrone, che vedendo il massacro dei cavalieri che si stava verificando durante la carica diede il suo ultimo ordine ‘Quarto Squadrone Baionetta’ e noi rispondemmo ‘Savoia baionetta” e lo seguimmo”. Al Capitano Abba, Medaglia d’Oro al valor militare, è dedicato il libro “Silvano Abba. Il mio grande Capitano”, testo autobiografico di Cioffi che sottolinea: “Nell’epoca delle maccanizzazione e di carri armati, l’utilizzo di truppe a cavallo poteva sembrare anacronistico. Ma la Cavalleria dimostrò sul campo l’opportunità di disporre di truppe a cavallo nella campagna di Russia”. E la battaglia di Isbuscensky ne fu la dimostrazione, come riconobbero poi gli stessi comandi tedeschi di allora e molti storici russi di oggi.
Durante la serata sono state proiettati dei video musicali dedicati ai Caduti del Fronte Russo: “L’ultima carica” di Skoll e “Eroi dimenticati” del gruppo musicale milanese Malnatt.
Eroi per l’eternità, dimenticati mai più: questo il senso che riassume lo spirito dell’evento di mercoledì sera.