Conosco Pierluca Oldani da molti anni, giovane cronista a Città Oggi e io in molte occasioni suo fotografo. Fin da subito mi piacque… serio, riflessivo, preparato. Poi ci siamo persi e ci siamo ritrovati dopo anni io cronista e lui Sindaco.
La stretta di mano, la classica domanda “Come va?” ma da subito intuisco che è rimasto il bravo ragazzo che era. Oggi appare un post scritto da lui e che ho condiviso in pieno ed è giusto che lo amplifichi, grazie Pierluca ci vorrebbe qualche Sindaco in più come te!
Il Post apparso ieri:
“Racconto un episodio accaduto ieri. Non avevo pensato di renderlo pubblico, ma poi diverse persone mi hanno chiesto di farlo. Non per condannare, ma per tentare di far mutare qualche comportamento. Via Einaudi. Arriva un’auto e, senza indugi, parcheggia nello spazio riservato alle persone con disabilità. Ne scende una persona adulta e una minorenne. Guardo la persona adulta, do un’occhiata al parcheggio lì di fronte: tre quarti dei posti sono liberi. 20, 30 metri al massimo. Guardo ancora verso la persona adulta. Di primo acchito mi viene da richiamarla, ma poi penso che non sarebbe opportuno, vista la presenza del minore. Ma la persona adulta si accorge che la sto guardando e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Il tono non è molto amichevole, ma non ci bado; faccio notare he ha posteggiato in uno spazio riservato alle persone con disabilità. Prontamente la persona adulta mi risponde che ha “problemi”. Il tono è di sfida. Allora chiedo di esporre l’autorizzazione. A questo punto la persona adulta si altera. Mi fa notare che c’è un’auto in sosta proprio davanti al cancelletto della scuola. Ha ragione. Ma questo non cancella la sua violazione. Un’inosservanza non ne giustifica un’altra. Ma la persona adulta non vuol sentire ragioni. Mi chiede in modo sprezzante se sono un Carabiniere o un Poliziotto. Faccio presente che non serve essere un rappresentante delle Forze dell’Ordine per capire che lì non si può parcheggiare. Ma il tono delle sue risposte non cambia. Allora mi presento. Normalmente non mi piace farlo, in questo caso però mi è parso necessario. Niente da fare. Mi risponde che ci sono problemi più importanti a cui pensare ed entra a scuola. All’interno la persona adulta continua a pretendere di aver ragione. Di fronte ai bambini e ai genitori presenti. Ad alta voce. Si sente anche dalla strada. A questo punto decido di chiamare la Polizia Locale. Non l’avrei fatto se il comportamento fosse stato diverso. Ma ammetto che questo modo di reagire mi ha infastidito. L’agente di P.L. interviene prontamente e, con infinita pazienza, cerca di spiegare alla persona adulta che quello che ha fatto non è una mera infrazione ad una norma, ma è un ledere un diritto riservato a persone che hanno delle difficoltà. Si tratta di una di quelle regole di convivenza civile che funzionano soltanto se tutti ne condividiamo l’importanza. Anche senza un agente che ci obblighi a rispettarle. Ma la persona continua. L’impressione è che non lo faccia per la reale convinzione di avere ragione, bensì perché si sente bruciare per esser stata colta in fallo. Ribadisce all’agente che in paese ci sono mille problemi. E’ vero: c’è da impedire la realizzazione di una nuova discarica, c’è da realizzare il nuovo ecocentro, c’è da rivedere la viabilità, da mettere in sicurezza gli ingressi al centro abitato, da costruire i nuovi loculi, e via di seguito. Se si vuole vedere tutto nero in paese ci sono persone che sanno rincarare la dose, basta parlare con loro. O leggere gli articoli di qualche settimanale locale. Se invece si preferisce guardare avanti, si può vedere che tutti i problemi vengono affrontati, con l’intenzione di risolverli con i mezzi a disposizione. Ma c’è una cosa che vorrei dire a quella persona, senza voler passare per moralizzatore: uno dei maggiori problemi che abbiamo, è che genere di esempi stiamo dando a chi ha qualche anno in meno di noi, a quei piccoli Cittadini a cui consegneremo il testimone“.