Come spesso accade questo mio articolo vuole rappresentare un invito a visitare le mostre, di tutti i tipi. Un invito ad andare incontro alla propria curiosità ma soprattutto ad incentivare quella dei propri figli.
Stasera ho visitato la mostra di Maurits Cornelis Escher a Palazzo Reale, è solo una delle numerose mostre che mi ero imposto di andare a vedere prima dell’inizio del 2017. Pochi giorni fa ho visitato “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco” a Palazzo Reale e “BOOM 60! Era arte moderna” al Museo del ‘900. La cosa che mi ha colpito di più è stato vedere tantissimi bambini alla mostra di Escher, questa è una cosa bellissima.
I bambini al museo, abituati alla cultura ed al bello, possono rappresentare davvero una speranza di cambiamento; perché chi come me è cresciuto in una realtà monotematica, fatta prevalentemente di un unico sport, un unico genere musicale e di un unico hobby plausibili, sa che poi per scrollarsi di dosso la chiusura sono necessari molti anni (nel migliore dei casi).
Detto ciò, io invito chiunque a visitare la mostra di Escher in quanto credo che non possa esistere persona che non resti affascinata dalle sue opere. Le opere di Escher sono l’esempio emblematico dell’arte che può essere approcciata da diverse prospettive. Al loro interno ci sono il mistero, una creatività smisurata, ci sono le leggi matematiche, quelle ottiche, c’è una fantasia esplosiva canalizzata in una tecnica rigorosa e c’è anche un forte legame che unisce questo grande artista al nostro Paese. Ma adesso non voglio parlare in maniera complicata, dico soltanto che ho visto bambini fare osservazioni stupefacenti, incuriosirsi e fare ragionamenti che in altri luoghi difficilmente fanno. Questa mostra vanta diversi spazi per così dire didattici ed ricca di stimoli per qualsiasi mente.
Ma Milano in questo periodo per gli appassionati d’arte offre davvero tanto: Canaletto e Bellotto alle Gallerie d’Italia, addirittura Piero della Francesca e Durer rispettivamente a Palazzo Marino e al Museo Diocesano, per l’appunto Escher, Rubens, Pomodoro, Hokusai, Hiroshige e Utamaro sempre a Palazzo Reale, “Boom 60! Era arte moderna” al Museo del ‘900, Basquiat al Mudec, senza contare le altre bellezze sempre visitabili come il Castello Sforzesco con la Pietà Rondanini e le altre aree espositive, il Museo Poldi Pezzoli… chiaramente l’elenco sarebbe ancora lungo.
Nessuno me ne voglia se mi rivolgo soprattutto all’enorme massa di fuori sede che lavora a Milano e che giunta al 22 dicembre ingolfa treni, autostrade, aerei e autobus per fuggire da questa città, io vi dico: partite due giorni più tardi, vivete dal punto di vista culturale la città che vi ospita, ne vale davvero la pena.