E’ un problema di sicurezza, ma è anche una questione sociale. La presenza dei senza tetto che usano l’ospedale Fornaroli di Magenta per dormire esiste da tempo e secondo l’assessore e vice sindaco Paolo Razzano sono due gli accorgimenti da prendere al più presto. Anzitutto quello della chiusura delle porte, in maniera tale da impedire l’ingresso di persone nel pronto soccorso attraverso il quale è possibile accedere anche ai piani alti e un servizio di vigilanza che possa essere presente in maniera continua.
“L’altra notte ho visitato il pronto soccorso a seguito di una segnalazione – ha spiegato Razzano – Una cittadina aveva postato su facebook la foto di una persona a terra che dormiva. Mi sono attivato, come sempre cerco di fare quando un cittadino presenta una problematica. Sul posto c’erano anche i carabinieri che hanno identificato la persona in questione. Un uomo non residente nella nostra zona”. L’assessore ha avuto modo di conoscere da vicino le problematiche relative alla sicurezza del personale. Troppe sono le volte che le infermiere sono costrette ad allertare il 112. Nel mese di settembre al comune di Magenta era giunta la lettera dei sindacati dei lavoratori addetti alle pulizie. Segnalavano la presenza di persone che usavano il magazzino per dormire. Anche in quel caso il consiglio fu quello di tenere chiuso il locale dei magazzini per impedire agli estranei di entrarci.
L’assessore alla Sicurezza Razzano assicura che rimarrà in costante contatto con il direttore generale della ASST Massimo Lombardo e con l’assessore regionale Luca De Gobbo. “All’ospedale San Paolo e al Fatebenefratelli – aggiunge – esiste un servizio di vigilanza che opera 24 ore su 24 ed è a disposizione in caso di emergenze. Parlerò con la dirigenza per vedere se sarà possibile introdurre un servizio di questo tipo anche a Magenta”. La preoccupazione degli operatori, soprattutto di chi lavora al Fornaroli in orario notturno e spesso deve uscire dal reparto, è legittima. Ci sono alcuni extracomunitari, ma ci sono anche tantissimi italiani. “Stiamo lavorando anche per capire chi sono queste persone – continua Razzano – molti di loro non sono residenti a Magenta e, per questo, prenderemo contatti con i loro comuni di riferimento. Oltre alla questione sicurezza per chi lavora e per gli utenti dell’ospedale c’è un problema sociale non indifferente. Quello di tante persone che sono rimaste senza lavoro e senza abitazione”.