ROBECCO SUL NAVIGLIO – Le stragi nazifasciste in Italia furono migliaia: 122 nella sola provincia di Milano, dal 12 settembre 1943 al 26 aprile 1945. La più nota, anche per il più elevato numero di vittime (15), è quella di piazzale Loreto del 10 agosto 1944, seguita da quelle di Campo Giuriati sempre a Milano (14 gennaio 1945: 9 vittime) e di Robecco sul Naviglio (20 e 21 luglio 1944: 8 vittime, i cui nomi sono scritti nella lapide che pubblichiamo murata nella piazza che porta la data dell’eccidio). Ma mentre per le prime due stragi si dispone di una precisa ricostruzione storica, per la terza è finora mancata a causa della ritenuta perdita del relativo fascicolo processuale, che invece è stato recentemente ritrovato presso l’Archivio di Stato di Milano, tra gli atti di un processo connesso, a sua volta rimasto escluso dalla consultazione fino a poco tempo fa per la presenza di dati sensibili.
Erano settant’anni che si cercavano documenti che potessero chiarire la vicenda di questa strage, che cioè andassero oltre la ricostruzione fatta con i testimoni oculari, presenti alla sparatoria del 20 luglio alla cascina Chiappana e alla rappresaglia del giorno successivo in paese: testimoni attendibili ma esterni rispetto alle dinamiche dell’episodio gestito congiuntamente, a seguito dell’uccisione di un soldato tedesco, da fascisti locali, fascisti di Abbiategrasso, legione ‘Muti’ e comando tedesco a Milano e che, come detto, causò otto vittime ma anche la deportazione in Germania di decine di robecchesi, di cui nove non fecero più ritorno. Strage ordinata dal criminale di guerra Theodor Saevecke col ricorso al bando di Kesselring, nell’occasione mitigato: ‘Dieci italiani per un tedesco’, dopo pochi giorni applicato dallo stesso Saevecke anche in piazzale Loreto.
Leggere la ricostruzione dell’episodio, alla luce dei documenti inediti appena rinvenuti, è stata un’esperienza emozionante per gli autori, ma anche sconvolgente: vittime predestinate con un’apposita lista, vittime per caso, rese dei conti, verità che diventano menzogne e viceversa, atti d’accusa estorti, partigiani che difendono fascisti, politici locali che col XXV Aprile prima accusano e poi difendono gli imputati, clero che si adopera per la riappacificazione sociale, fino alla rivelazione che la rappresaglia doveva essere eseguita a Corbetta, nel cui territorio è compresa la cascina Chiappana, e che fu poi spostata a Robecco per una ragione che lasciamo al lettore scoprire. Le indagini prima e il processo poi finirono per coinvolgere quasi duecento robecchesi, nel libro indicati con le precise generalità desunte dalle carte processuali. La ricostruzione della vicenda lascia l’amaro in bocca. Il libro è edito dalla Fondazione di Morimondo e da Italia Nostra – sezione ‘Naviglio Grande’.
MARIO COMINCINI- ANNA MARIA CISLAGHI. Questo è il giorno della vendetta, non del perdono! – La strage nazifascista del 20 e 21 luglio 1944 a Robecco sul Naviglio:
carte processuali, testimonianze di contemporanei e ricordi di Agnese Ceruti