MAGENTA – Domani 24 gennaio, alle 15, si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Pontevecchio di Magenta, i funerali di Antonio Craxi, fratello di Bettino del quale è stato recentemente ricordato l’anniversario di morte da ‘uomo libero’ ad Hammamet, in Tunisia. Al tempo, magistrati e compagni, non hanno dato il pass al rientro in Italia per curarsi del diabete che gli stava ‘mangiando’ una gamba. Comunque, non si ricorda la morte di un leader politico, dopo quasi vent’anni, se non avesse lasciato un segno nella storia italiana, anche perché nei famigerati ‘Anni Ottanta’ della Prima Repubblica – al tempo della ‘Milano da bere’ per intenderci – si stava sicuramente meglio d’oggidì.
Il vento nei confronti di Craxi sta cambiando se il sindaco di Milano (l’assessore D’Alfonso, Pd di origini socialiste, ha già dichiarato di essere d’accordo) è disponibile ad aprire una discussione sulla denominazione di un luogo milanese ‘importante’ alla memoria di quello che fu il primo milanese a diventare Presidente del Consiglio.
Fabrizio Valenti ha recentemente ricordato il legame affettivo che Craxi aveva con Magenta e le due foto che pubblichiamo lo documentano. Anche Andrea Buffoni, sindaco di Gallarate dal 1975 al 1983, poi senatore della Repubblica, ha recentemente ricordato il suo legame con Craxi e il momento in cui lo incontrò per l’ultima volta (marzo 1994) in piazza del Pantheon, poco prima delle elezioni politiche. Scrive:
“Mi appare irriconoscibile, senza energia, come spento il fuoco della passione che lo aveva animato per anni. Anche la sua fisicità, la sua mole sembra rimpicciolita. Lo smarrimento della solitudine e dell’abbandono nello sguardo. Parliamo, o meglio parla molto lui, la voce tremante, gli occhi lucidi:
– Per la prima volta, dopo cento anni di storia, dalle elezioni sono esclusi i socialisti e il loro simbolo! Ribadisce che si sente ingiustamente colpito, accerchiato e indifeso e che ‘A Milano aspettano solo di potermi arrestare il giorno dopo le elezioni!’
L’uomo è rassegnato e furioso e, ovviamente, angosciato, ma non domo”.
Sarebbe ora di rimediare a una tale ingiustizia.