Non ho conosciuto Giovanni Arpino, lo scrittore-giornalista di Bra (Cuneo), figlio di un colonnello piemontese di stanza a Pola (Istria), morto di tumore alla gola nel 1987, a soli sessant’anni. Sono stato, però, vicino alla sorella, che aveva sposato il colonnello Virginio Merli, comandante del Genio Pionieri ‘Folgore’, che aveva sede a Treviso negli Anni Sessanta, quando, chi scrive, era di leva. Un servizio militare particolare in quanto non dormivo in camerata, bensì nella sede del Comando, sempre pronto ricevere comunicazioni dai reggimenti. Inoltre, avevo frequentazione dell’abitazione del colonnello, perché aiutavo i figli a fare i compiti. Ma era anche in modo per entrare nel climax della famiglia, dove la figura e l’opera del fratello Giovanni affiorava dappertutto. Ricordo il primo libro che mi diede la sorella e, ancora, dopo cinquant’anni ho in mente le prime parole: “Su quella che fu la mia giovinezza il mondo mise presto le mani…”. Bellissime. Non ricordo più il titolo, ma poi seguì L’ombra delle colline (1964) con il quale vinse il premio Strega.
Giovanni Arpino è morto da trent’anni e credo che in pochi si ricordano di Lui. Luigi Mascheroni de ‘Il Giornale’ (il Nostro era stato chiamato da Montanelli nel 1979) gli ha dedicato il 22 gennaio 2017 una pagina. E’andato a Bra a parlare con Catterina’, la moglie, oggi 86enne e ha visto come ha ordinato la memoria di quello che è stato il suo unico uomo.
FOTO Giovanni Arpino visto d Dariush Radpour da ‘Il Giornale’ del 22 gennaio 2017