TURBIGO – Dopo qualche mese riprendiamo la storia delle Vie con una puntata ‘pesante’, numero 30, denominata ‘Via alle Cave e il suo prolungamento: ‘ Collega la Via Villoresi la Via XXV aprile, un collegamento che si è concretizzato all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, con il suo ‘prolungamento’ a cura delle Ferrovie Nord Milano, una compensazione al raddoppio del cavalcaferrovia di Via Villoresi realizzato dal Comune,
La denominazione della Via ricorda la presenza della cava di Luigi Gualdoni la cui escavazione provocò la nascita del laghetto (l’associazione Pescatori vi ha organizzato gare di pesca) documentato da alcune cartoline d’epoca e la cui presenza è ancora possibile riscoprire all’interno di quella che oggi è la proprietà dei Fratelli Villa.
IL PROLUNGAMENTO DI VIA ALLE CAVE – Del prolungamento di ‘Via alle Cave’ si cominciò a parlare nel 1987 in occasione dell’incarico di progettazione del nuovo ponte (cavalcaferrovia di Via Villoresi) al prof. MartinezYCabrera del Politcnico di Milano al fine di eliminare la strettoia che portava all’Arbusta. Nell’occasione le Ferrovie Nord proposero l’eliminazione dei due passaggi a livello insistenti su un tratto della Via XXV aprile, assumendosi l’onere di realizzare il cosiddetto ‘prolungamento’ di Via alle Cave che, a quel tempo, non sfociava ancora a monte del passaggio a livello, comandato a distanza, che portava al centro del paese. Nel 1991 fu firmata la convenzione che definiva tutti i dettagli dell’operazione tra Ferrovie Nord e Comune. Il nuovo tratto del prolungamento di ‘Via alle Cave’ fu previsto parallelo alla sede ferroviaria e atraversò la cosiddetta zona ‘Castagnino’
UNA SABBIA D’ORO – Il nostro territorio, scavato nei millenni dal fiume Ticino, ha le sabbie migliori del mondo. Non è un caso che quando costruirono il grattacielo Pirelli a Milano vennero a cavare la sabbia dal Ticino, a Turbigo, nella zona dei Tre Salti. Allora era facile. La maggior parte erano poste nell’antico alveo del fiume e la rivaa sinistra era costellata di cave, anche se un elenco non esiste. Ce n’erano dappertutto, alcune addirittura nel centro abitato. La Via ‘Alle Cave’ ricorda una delle prime collocata nell’area dei ‘Solai Villa’ dove buona parte della costa è stata rosicchiata dall’estrazione della sabbia, al punto che la Via Arbusta rischiava di cadere. Questa cava aveva un binario della ferrovia che arrivava sin dentro la ‘fabbrica’ dove si caricavano i treni merci che si recavano a Milano. Un’altra cava adiacente portò all’escavazione del laghetto dell’Arbusta (Foto). Gli antesignani di questa attività, tipicamente turbighese, portano i cognomi Gualdoni, Seratoni, Stroppi, Braga, Cormanni, Mira, ma la ‘gera’ ha arricchito tante altre famiglie turbighesi. Di fronte alla Scuola Media, dove oggi c’è la villa Irge, c’era la cava Azzimonti-Zanzottera, aperta nel 1912. Poi c’era la Cava Gianella che confinava con la precedente ed arrivava a lambire la fascia di rispetto del cimitero. Le cave Banfi, invece, si trovavano Sotto il Monte (via Lonate) dove un tempo si volevano interrare i fanghi conciari, ma anche in Via Enrico Fermi (Ticinera), attuale zona industriale.
L’ex capostazione Adriano Azzimonti, tempo fa, ci indicò quali erano le cave esistenti a fine Ottocento con i nomi dei proprietari. In seguito chiedemmo lumi a Enrico Cagelli e Francesco Vanoli. Quello che segue è un resumè delle loro testimonianze che non ha l’ambizione di essere esaustivo (ci scusiamo in anticipo di eventuali errori e omisssioni, ma ci sembrava di sprecare le notizie e il tempo trascorso con i nostri interlocutori, non pubblicandole ).
1 – Vita Mayer – La prima Cava sembrerebbe essere quella di Luigi Gualdoni scavata nell’area Vita Mayer negli anni Trenta del Novecento e la cui sabbia e ghiaia servirono per la realizzazione dell’autostrada Milano-Torino;
2 –F.lli Villa – La seconda cava, in ordine di tempo, sempre di Luigi Gualdoni, fu quella nell’area attualmente occupata dai Fratelli Villa, della quale abbiamo già detto, ma in seguito, nel secondo dopoguerra i Seratoni-Gualdoni ne aprirono un’altra che portò alla realizzazione del laghetto dell’Arbusta;
3 – Azzimonti-Zanzottera. La prima cava Azzimonti era compresa nell’area tra la cürt da la Rosa Magia tra la Via Patrioti e la Via Leonardo da Vinci (attuale area occupata dall’officina Mazzoni). Qui la ghiaia non era di qualità per cui la cava fu spostata (1912) in via Trieste, nell’area attualmente occupata dalla villa Irge, davanti ala scuola media. Durante le prime operazioni di scavo furono rinvenute cinque olpi d’età romana contenente monete del 1° secolo d.C.. Accanto c’era la cava Gianella che arrivava nelle adiacenze del cimitero.
4 –Seratoni. La prima cava Seratoni era collocata a metà strada della Via Patrioti, per poi spostarsi ai margini dei territori di Castano Primo e Nosate. Nata nel 1935, il proprietario fu Dario Seratoni (1930-2013) che ha passato la proprietà al figlio Giorgio. Da un articolo pubblicato nel 2013 sappiamo che il Piano Cave (2009-2019) prevede l’escavazione di 3 milioni e mezzo di tonnellate di mista. Ogni tonnellata viene pagata tra i 2,5-3 euro di cui circa 70 centesimi vanno al Comune.
5 – Del Monte di proprietà Banfi, abbiamo già scritto, come l’altra che si trovava nell’area industriale di Via Fermi (Ticinera, un tempo territorio di Castano Primo);
6 – Arbusta – Cava adiacente al laghetto dei Villa sulla quale, qualche anno fa, sono stati posti i sigilli della Magistratura;
Nel circondario c’erano altre cave, alcune di proprietà di turbighesi, veri maestri nel campo:
1 – Cascina Maggia – Aperta nel 1965 da Giannino Paratico sulla cui area insisteva anche una chiesetta che portava lo stemma dei Parravicin;
2 – Ponte Ticino – Di proprietà del Pinela Cormanni aveva realizzato un laghetto utilizzzato per la pesca sportiva;
3 – Ticino in territorio di Tornavento, sorta su un ramo del Panperduto;
4 –Pont di Ladar (Cormanni). Fu aperta dall’Enel per la costruzione di un tratto del canale industriale nel secondo dopoguerra;
5 – Altra cava Enel fu realizzata alla Castellana dove adesso c’è una villa con piscina;
6 – Cagelli. Cava di Sant’Antonio a Buscate, diventata famosa perché la si voleva utilizzare per i rifiuti milanesi;
7 – Castelletto-Ponte Castano. Gualdoni Giovanni, detto Göpp aveva la cava a Castelletto ed abitava in Via Monte Ruzzo. Invece, Cavaiani, detto Biloss, aveva una cava sul territorio compreso tra il Naviglio Vecchio e il Canale Industriale (ora chiusa). Ebbe tre figlie: una ha sposato un Cormanni, la seconda diventò maestra, la terza impiegata comunale.
8 – Mira. Posta sulle coste di Malvaglio, i resti sono ancora visibili all’inizio de ‘La Traversagnetta’ dove questa incontra la strada che va al Padregnano;
9 – Naggi alla Galizia di Castelletto di Cuggiono, dove recentemente ha preso corpo un agriturismo. Una volta lasciato questo sito i Naggi si spostarono a Bernate Ticino;
10 – Palma, sempre a Castelletto di Cuggiono, ancora attiva. Si parlava di una strada che avrebbe dovuto ‘circumnavigare’ Cuggiono in modo da evitare che i mezzi pesanti transitassero in centro al paese;
11 – Rubone, una delle più antiche sulla cui attività sorse addirittura un paese, appunto Rubone, oggi frazione di Bernate Ticino. A Rubone – è documentato – ci abitavano 14 famiglie, tutti ‘barchiroli’ che si ritrovavano nell’antica chiesetta di Santa Maria. L’ultimo abitante lasciò il paese negli anni Cinquanta del secolo scorso.
FOTO Una rara immagine di Turbigo visto da Levante all’inizio del Novecenbto. Si vede il laghetto della cava e, sullo sfondo, il castello e la chiesta demolita nel 1936; Un BARCONE carico di sabbia sprofondato nelle acque del Naviglio Grande. Per secoli ininterrotte file di barconi continuarono a trasportare sabbia e ghiaia a Milano, ma anche ciottoli del Ticino per realizzare le ‘rizzade’.