E’ un obiettivo della Legge 23 di riforma del sistema sociosanitario e un bisogno concreto dei cittadini nell’ottica di rafforzamento del binomio ospedale-territorio: l’Asst Ovest Milanese fa un passo concreto verso l’istituzione dell’infermiere di famiglia con la partecipazione di sette professionisti dell’Azienda nel master realizzato in collaborazione con l’Asl di Vercelli e l’Università del Piemonte Orientale, che vedrà partire settimana prossima il corso appunto dedicato a questa figura. Gli infermieri si formeranno in aula ma contemporaneamente già quest’anno si prevede l’avvio della sperimentazione per alcune “comunità” di utenti.
“Tra le funzioni – spiega il direttore generale Massimo Lombardo – troviamo la valutazione dei bisogni socio-assistenziali-sanitari della persona, ma anche la presa in carico dell’assistito organizzando e coordinando le diverse attività in risposta ai bisogni rilevati”. Continua Massimo Lombardo: “Fra le finalità vi è poi la promozione della salute attraverso l’educazione primaria, secondaria e terziaria; nonché la valutazione dell’efficacia e l’appropriatezza delle attività svolte dai diversi attori che intervengono sull’assistito”.
L’Infermiere di famiglia e di comunità è una delle risposte all’esigenza di continuità di cure/assistenza e di “presa in carico” in particolare dei fragili o cronici, così come sottolinea la Legge 23: nel territorio di afferenza all’Asst Ovest Milanese le persone con più di 65 anni sono 97.715 pari al 21% dell’intera popolazione, inoltre il 30% della popolazione è portatore di una o più patologie croniche.
Tale figura costituisce l’Infermiere di riferimento per la comunità per le problematiche socio-assistenziali-sanitarie, che prende in carico la persona e definisce-governa-presidia-valuta le strategie e i percorsi socio-sanitari-assistenziali, attivando tutte le risorse disponibili (specialisti e strutture). Per adempiere a questo ruolo è necessario che assuma la funzione di case manager, collaborando con i medici di medicina generale e tenendo rapporti con gli specialisti ospedalieri, con le diverse strutture territoriali, con gli enti erogatori (così detti “pattanti”, privati che erogano l’assistenza domiciliare su libera scelta del cittadino) ma anche con i servizio sociali comunali, le associazioni di volontariato, gli assistenti familiari (badanti). Per ciascuna persona con patologia cronica o fragilità, e per la sua famiglia, l’infermiere pianificherà un percorso personalizzato, attivando tutte le risorse necessarie, accompagnandoli e verificandone l’efficacia e l’efficienza.
Il Master pone al centro del proprio intervento dunque la persona, la famiglia o la comunità. Il professionista considera l’utente, la persona, non come un’entità a sé stante, ma come elemento all’interno di un sistema sempre in evoluzione che comprende la famiglia e la comunità pertanto presta assistenza e supporto non solo alla singola persona malata, ma anche ai membri della famiglia e della comunità, in condizione sia di salute che di malattia e lungo tutto l’arco della vita, utilizzando non più un approccio di attesa, bensì di iniziativa. Di conseguenza per formare un professionista con queste caratteristiche si rende necessario perseguire lo sviluppo di competenze da un modello di presa in carico reattiva (di attesa) ad uno di presa in carico proattiva (di iniziativa) e da un modello assistenziale per compiti ad uno di presa in carico per obiettivi. Il Master si compone di 1.500 ore di formazione di cui circa 500 di stage in contesti ad hoc e altrettante di lezioni teoriche.