TURBIGO (31) – Collega Via Roma al ponte ferroviario e alle cosiddette Case del Mago, dove un tempo c’era l’entrata della prima centrale termoelettrica a carbone (1926). Adesso la ‘centrale termica’ non c’è più (ci sono due turbogas’ di ultima generazione), ma quando la Via fu realizzata dalla Vizzola fu disboscata una grande area dove scorrevano le rogge Barlassina e Bissona (e affiorava un fontanile dove d’estate si andava a prendere l’acqua fresca) sulle cui sponde spuntavano i funghi porcini, rogge che oggi si sono perse nel sedime della centrale. La Via fu denominata dal Consiglio Comunale il 28 giugno 1952. Prima di allora era denominata Via della Folla (denominazione che la strada ‘bianca’ mantiene nel prolungamento che, dalla cascina Zecca, va verso il territorio di Robecchetto con Induno), perché anticamente in tale località insisteva un mulino mosso dalle acque dell’Arno.
La storia di quelli che furono i vari stadi tecnologici in cui si articolò la storia della grande centrale termoelettrica (praticamente Turbigo ha prodotto con tutte le tecniche che hanno caratterizzato il Novecento, il secolo dell’enrgia, così come l’attuale è il secolo della comunicazione) l’abbiamo riassunta in un libro pubblicato nel 2003. Qui ricordiamo solamente gli ultimi step.
1 – GENNAIO 2003 – I gruppi 1-2 Levante vanno in archivio e non sono più disponibili per il servizio elettrico. La potenza disponibile in centrale viene ridotta da 1770 Mw a 1200 Mw. In pratica rimangono attivi solo i gruppi 3L (solo a vapore), 4L (con allacciati 2 turbogas).
2 – OTTOBRE 2013: La proprietà passa da Edipower a Iren. Quest’ultima azienda verserà, qualche anno dopo, il corrispettivo di cinque milioni di euro al Comune per l’IMU non pagata nel decennio completamente nel decennio precedente. Dei cinquecento dipendenti degli anni Ottanta del secolo scorso, attualmente la centrale ne conta solamente il 10%, grazie anche la famoso decreto ‘Bersani’ (1999) che ha privatizzato l’Enel, facendo più danni che guadagni.
FOTO La prima centrale termoelettrica, alimentata a carbone, combustibile che arrivava attraverso la ferrovia, per cui fa necessario derivare dal tracciato ferroviario principale un binario, oltre a costruire il secondo ponte in ferro sul Naviglio Grande, adiacente a quello principale della ferrovia Novara-Seregno