Cari amici,
oggi inauguro la rubrica “FM – Fuori Mercato” con la quale intendo presentare opere del cui valore artistico sono fermamente convinto. Sebbene, come usa ripetere una mia cara amica, il prezzo di un quadro dipende esclusivamente dal chiodo al quale è appeso e sebbene oggi il mercato è ridotto alla stagnazione ed altamente manipolato, io resto dell’idea che prima o poi lo spessore artistico delle opere e il valore di mercato delle stesse dovranno in qualche modo allinearsi. Non mi aspetto una corrispondenza paritetica, ma diciamo che il tempo spazzerà via molte delle cose che oggi vediamo immotivatamente esposte in spazi pubblici, valorizzandone tante altre. Si tratta solo di aspettare che i manipolatori e i diretti interessati siano scomparsi; certo, in assenza di una rivoluzione ci vorrà una vita intera affinché ciò avvenga, ma io sono una persona paziente (oltre ad essere ben disposto verso una rivoluzione che ne anticipi i tempi).
Parlando di contemporaneo mi sento di poter affermare con tranquillità che oggi esiste una frattura profonda tra mondo dell’arte e mercato dell’arte; spesso le due realtà non hanno relazioni tra di loro.
Soffro all’idea che frasi come questa siano vere: “Comprare opere d’arte di questi tempi è un’attività assolutamente e indiscutibilmente volgare. È lo sport preferito degli eurocafoni, del popolo degli hedge fund, dell’alta borghesia da sobborgo ricco, di oligarchi e petroligarchi trendy e di galleristi con un’autostima a livelli masturbatori”.
Ma non essendo io una persona che resta a guardare, di fronte a questa disfatta, inizio a proporre il mio sistema alternativo. Proposte d’investimento tra le quali, senza falsa modestia, faccio ricadere anche alcune delle mie opere. Mi sento molto sereno in questa operazione, perché quando visito gallerie, musei e fondazioni, percepisco in maniera forte di poter proporre un’offerta fin troppo competitiva rispetto a ciò che questi soggetti propinano.
Dimostrerò la validità delle mie proposte spendendo parole chiare e comprensibili a chiunque: dirò nella maniera più semplice possibile perché ritengo grandi le opere che di volta in volta proporrò. Diversamente da ciò che spesso accade non userò parole vuote e complicate nel vano tentativo di valorizzare opere inconsistenti.
Le mie parole faranno da orpello ad opere d’arte che stanno in piedi da sole, anche senza il mio intervento, in quanto si tratterà di opere solide sia dal punto di vista della concezione che da quello della loro realizzazione.
Tra l’altro le opere in questione saranno economicamente accessibili a chiunque, proprio perché esterne a quel circuito malato e volgare del quale parla Charles Saatchi nel precedente virgolettato, ed essendo sottostimate dal mercato possono risultare a mio giudizio convenienti da acquistare.
Il titolo della rubrica intende, quindi, sottolineare la natura outsider che hanno gli autori di queste opere rispetto all’attuale mercato. E’ chiaro che nessun artista potrà pagare per entrare in questa rubrica e nessun gallerista potrà farvi entrare, pagando, un suo artista. D’altro canto non mi aspetterò riconoscenza, amicizia, stima o altro dagli artisti dei quali parlerò. Voglio che questa rubrica sia un’esperienza in vitro rispetto alle regole che normalmente muovono la nostra società. L’unica legge alla quale sottostarà questa rubrica è la seguente: parlerò solo di ciò che reputo artisticamente valido. Si tratta dunque di una selezione che segue dinamiche opposte a quelle operate dai soggetti istituzionali, basate esclusivamente su logiche di public relations.
Altro punto di forza di questa rubrica è la scelta di parlare dell’opera e non dell’artista, perché sono convinto che Italo Calvino e Benedetto Croce avessero ragione nel ritenere che “conta solo e soltanto l’opera”.
Dopotutto, se si guarda affondo siamo tutti artisti, ma a me interessano quelli che hanno le opere, in particolar modo quelli che hanno grandi opere. Mi capita troppo spesso di vedere che opere inconsistenti vengano tenute in piedi da biografie stravaganti o peggio ancora da sfavillanti curriculum espositivi; io non seguirò questo escamotage, le opere che proporrò sono opere capaci di parlare da sole. Mi limiterò ad offrirgli spazio all’interno della mia rubrica e mi divertirò nel proporre una personale chiave interpretativa.
La prima uscita di Fuori Mercato ospiterà un’intervista a Daniele D’Antonio che ringrazio sia per l’arte che produce che per la disponibilità e la cortesia mostrate. Sempre all’interno di questo primo numero spiegherò perché ritengo che alcune opere di Daniele D’Antonio siano ad elevato valore intrinseco.