TURBIGO – Nella serata di mercoledì 15 febbraio la sala delle Vetrate era assiepata dai ragazzi (e genitori) che hanno vinto il primo premio indetto dalla Regione Lombardia su un tema misconosciuto – quello delle foibe e dell’esodo forzato dei giuliano-dalmati – e per tale ragione sono stati premiati il 10 febbraio scorso al Pirellone dal presidente del Consiglio Regionale, Raffaele Cattaneo del quale è stata ricordata una frase che rappresenta il sigillo della serata: “L’approfondimento culturale è la chiave della democrazia”.
Ha introdotto il sindaco Christian Garavaglia, ricordando i motivi che lo hanno indotto a promuovere l’iniziativa: furono infoibati civili che avevano il solo torto di essere italiani; uccisi dopo la fine della guerra e ci fu una colpevole dimenticanza da parte delle istituzioni al punto che, ancora oggi, ci sono dei negazionisti… Poi ha ringraziato le proff. Daniela Leone e Lucia Scarano, la consigliera Angelica Motta, il presidente della Commissione Cultura Federico Pessa, per aver contribuito al buon fine dell’iniziativa. Non sono mancati i complimenti della preside Silanos, che ha sottolineato la bravura dei ragazzi nelle nuove tecnologie che si è espressa nella realizzazione del video, arricchito da disegni, scelta delle musiche e via dicendo.
MARIO MARCUZZI esule di Zara ha raccontato la storia ‘geografica’ del suo territorio e alcuni esperienze vissute, ricordando che “la lingua veneziana, al tempo, era una lingua internazionale, come oggi l’inglese”
LUCIANO GARIBALDI giornalista e scrittore ha ricordato com’è nato il ‘Giorno del Ricordo’, su iniziativa di un deputato triestino, Roberto Menia e che la data del 10 febbraio ricorda quella del 1947, del funesto trattato di Pace di Parigi, che ha segnato la sconfitta dell’Italia e la perdita delle terre irredente. Ha puntato l’indice accusatore sulla complicità DC-PCI che ha ottenebrato la memoria della tragedia, ricordando che solo con la caduta del Muro (1989) è stato possibile avvicinarsi alla verità, tant’è che il presidente Cossiga il 3 novembre 1991 si recò in pellegrinaggio alla foiba di Basovizza dove furono gettati migliaia di italiani. Garibaldi ha citato il Centro Studi ‘Silentes Loquimur’ di Marco Pirica, un ricercatore veneto che ha elencato i martiri dell’olocausto riuscendo a dare il nome a 17.230 infoibati italiani. La stessa associazione ha certificato la fuga di 250mila istriani che sono andati ‘raminghi nel mondo’. Infine, il durissimo giudizio nei confronti del PCI che si era dichiarato solidale con Tito, manifestandosi addirittura d’accordo sull’annessione dell’Istria e della Dalmazia all’Jugoslavia, anteponendo così l’ideologia comunista agli interessi italiani. Tranchant anche il giudizio sul ministro Emilio Sereni “che falsificò i dati e disse che le notizie sulle foibe erano false”, così come il cosiddetto ‘giustificazionismo’ che ha cercato di affermare, senza alcuna prova, che le foibe furono una sorta di vendetta nei confronti dei fascisti italiani che avevano governato dal 1943 al 1945 l’Istria e la Dalmazia.