Continua la nostra storia con l’ultima Via della lettera ‘C’ : COTONIFICIO VALLE TICINO (42)
Collega la piazza San Francesco con la Via Corridoni e prese il nome dal grande complesso industriale ativo per tutta la prima metà del Novecento, oggi occupato dalla Dogana (Tir). Difatti, nei primi anni del Novecento, la frenesia cotoniera prese l’industria tessile, segnando un nuovo step tecnologico che diede il via all’industrializzazione del territorio.
Nel 1905, quella che era la Tessitura di Vanzaghello, fu acquisita dal Cotonificio Valle Ticino (d’ora in poi CTV) insieme ad altri due complessi industriali di Turbigo. Il primo era una filanda di Edoardo Imhoff (che ne possedeva anche una più grande a Buscate) posta sulla Strada Provinciale (oggi Via Allea, il cosiddetto ‘Manicomio’ di cui esistono cartoline d’epoca); il secondo era la ditta Gennaro e C. sulla strada delle ‘Bagotte’ (filatura di cotone che, nel 1898, occupava ben 180 dipendenti). Sono anni in cui il CTV, era in un momento di particolare espansione e acquistò anche l’ex Casati a Trecate, la tessitura di Vanzago (ex Cerini) e uno stabilmento a Cerano.
Nel 1911, in un momento terribile della crisi cotoniera, Giovanni Treccani degli Alfieri (nato nel 1877) si mise alla testa del CTV risollevandone le sorti. Al tempo, nei cinque stabilimenti vi lavoravano tremila dipendenti con la produzione di 80 chilometri di tessuto giornaliero. Nel 1937 Salirono a undici gli stabilimenti e a 4500 i dipendenti. Allora il CTV aveva due filature (Turbigo, Vittuone); cinque tessiture (Cerano, Fagnano Olona, Trecate, Vanzago, Vanzaghello); una tessitura a colori (Nese); un candeggio e tintoria a Cerano, mentre una tintoria con stampa tessuti e lavorazione velluti a Fagnano Olona.
Durante la seconda guerra mondiale la produzione diminuì del 25% a causa delle mancanza di materie prime e per le difficoltà d’esportazione. Nei due anni di occupazione tedesca le difficoltà si accentuarono. Poi, con la Liberazione, il grande industriale fu messo nel mirino dell’epurazione, ma i CLN locali lo difesero cosicché, nel 1947, Giovanni Treccani ritornò ai vertici del Cotonificio (Dai Mastrini del Sutermeister, in data 5.5.1954, risulta che nell’ufficio del senatore erano conservate due anfore romane rotte legate con filo di ferro, ricuramente rinvenute a Turbigo). Ma ormai la crisi cotoniera incombeva e, nei primi Anni Cinquanta del secolo scorso, portò alla chiusura degli stabilimenti, tra cui Turbigo con il licenziamento di 600 operai (esiste la lista dei licenziati in Archivio Comunale) in maggioranza donne, tra cui anche la madre di chi scrive. Fu un duro colpo pe ril paese che si riprese durante gli anni del ‘miracolo economica’ con l’apertura delle concerie, officine e maglierie che fecero diventare Turbigo la ‘valle dei milioni’. Durò qualche decennio, poi la crisi attuale che è sotto gli occhi di tutti.
FOTO Lo stemma del Cotonificio Valle Ticino che conserva ancora sulla facciata anche alcune frasi ‘famose’, come quella che pubblichiamo col caratteristico stile del regime su sfondo rosso