Uomini di destra che si attaccano, quasi come gli uomini di sinistra. Alla fine qualcuno sbotta, non ce la fa più e via con un duro post su facebook. Questa volta tocca a Felice Sgarella che attacca il giornalista (Amico?) Fabrizio Provera.
Il Post integrale di Felice Sgarella
Ho letto con grande attenzione, come ho sempre fatto, il suo ultimo articolo che mi riguarda e devo innanzitutto ringraziarla, perché come lei ben sa un vecchio adagio chiosa: “bene o male l’importante che se ne parli”. Poiché ha la pretesa di diventare il mio biografo, mi permetto di suggerirle il mio percorso di vita in modo sintetico vista la mia età anagrafica (71 anni). Ho incominciato a lavorare in fabbrica che avevo 14 anni e durante le ore serali ho sempre studiato. Le risparmio la citazione dei tanti corsi ai quali ho partecipato e per i quali ho ottenuto gli attestati dopo aver superato la prova finale, tranne quello di esperto in materia di tutela Paesistico-ambientale (nel lontano ’98), così potrà comprendere molte cose. Mi limiterò ai risultati più importanti: ho ottenuto il diploma di Geometra, nel 1966, poi il diploma di laurea in Scienze Politiche conseguito con la lode, infine il diploma di laurea in Architettura (con votazione finale di 94/100), nonostante abbia sempre lavorato, per la maggior parte del tempo presso importanti società, con impegno. Le posso assicurare che la sua affermazione: “Ad Architettura …” oltre ad essere volgare è, per quanto mi riguarda completamente fuori luogo; io sono felicemente sposato, in chiesa, dal 1969.
Ho pubblicato tre libri di storia e ho partecipato alla stesura di un quarto dal titolo “L’arte del sacro”, nel territorio di Magenta. È vero, sto completando il quarto di secolo trascorso come Consigliere comunale e non so quanti anni passati a fare il commissario agli esami di Stato per Geometri e quanti quale membro di commissioni edilizie e del Paesaggio.
Per quanto riguarda la mia attività politica (che io chiamo impegno civico), è molto lontano dall’essere esaustivo. Io fui candidato al Consiglio Comunale di Magenta nel 1966 (la maggiore età era 21 anni), nella lista del PCI, non riuscendo a essere eletto per pochissimi voti. Ho continuato per anni a militare a sinistra e, non solo nel PCI, anche in formazioni extraparlamentari di sinistra. Nel 1972 ho subito un gravissimo incidente automobilistico, che poteva essere mortale, che mi ha costretto a entrare nel tunnel della luce (descritto da molti altri in fase premortale). Lei che continua con le sue basse insinuazioni circa la mia vocazione politica, dovrebbe leggere la vita di S. Paolo Apostolo; in origine era il grande persecutore dei Cristiani, poi il Grande Apostolo.
Io non voglio essere blasfemo pur essendo un pessimo Cristiano. Secondo Lei con il tempo e con l’esperienza di vita la gente comune non può cambiare idea (in qualsiasi campo)???
Solo per neutralizzare il suo tentativo di “zizzania”, le posso dire che ho condiviso con il Sindaco Del Gobbo l’80% del programma, ma vi sono cose che in coscienza non potevo accettare e non le ho condivise. Quando dovesse arrivare a Magenta, da Est, imboccando la tangenziale provi a volgere lo sguardo a Nord e anche se dubito che possa capire, da solo, il perché non mi ha trovato d’accordo. Ma, di questi fenomeni urbanistici potrei richiamarne altri, ma evito di farlo giacché l’Assessore, alla partita di allora, Marco Maerna, ci ha evitato altri impegni del genere.
Lei piuttosto, visto il suo scadente italiano dica, ai suoi lettori, dove cavolo si è laureato e con quale votazione. Poi, Lei, che di certo è un “mercenario giornalaio”, ci dica da che parte sta, e quando afferma pomposamente: “Rottamiamolo”, riferendosi a me, precisi il noi. Noi chi? Ad esempio: “Noi mattacchioni; Noi insoddisfatti della vita; Noi fannulloni; Noi confusi; ecc. Ci dichiari con quali “oscuri personaggi” mi vuole rottamare, così potrò guardarmi alle spalle al fin di evitare delle pugnalate magari da persone che reputavo amiche.
Nel merito poi della “rottamazione”! Fanfan F. P., stia sereno: prima o poi sarò rottamato, ma solo dalla mia gente e, magari, perché no, solo se io lo vorrò.
Felice Sgarella