L’assessore regionale all’Economia Massimo Garavaglia torna dove si era recato già quattro anni fa. Ovvero in via Espinasse a denunciare, nuovamente, quella che viene definita la pista ‘non’ ciclabile. Questa mattina è, infatti, partito il tour ‘errori ed orrori’ lungo le strade del magentino. Ovvero opere costose realizzate senza un minimo di criterio logico e, spesso, pericolose. Ha cominciato da Corbetta e Magenta. Il giro è cominciato dalla rotonda della Lidl tra Magenta e Cobetta dove è stato piazzato un cordolo pericoloso.
“Urge rifarlo come prima al più presto perché è troppo alto – ha detto l’assessore – oltre ai danni che ha causato a numerose auto in transito è anche pericoloso. Viene male indicato dalla segnaletica stradale ed è scarsamente illuminato”. Dalla rotonda corbettese sulla ex strada statale 11 l’assessore Garavaglia è tornato in via Espinasse a Magenta. Quattro anni fa fu lo stesso assessore a denunciare la presenza di una pista che, in maniera assurda, veniva riservata solo ai pedoni e alle biciclette. Prima ancora fu Francesco Bigogno, già consigliere comunale, a rimarcare la stranezza della cosa. Nella primavera del 2013 intervenne, addirittura, Capitan Ventosa di Striscia la Notizia. “E’ una situazione imbarazzante quella di un tratto di pista riservato soltanto ai pedoni – continua – Dal 2013, nonostante le promesse fatte non si è risolto un bel niente e la situazione è sempre la stessa”.
Vietato l’ingresso alle biciclette, quindi. Perché ci sono i tornelli in acciaio che ne impediscono l’accesso. Anche se una parte di barriera è stata tolta nel tratto finale verso la ex SS11. “Anche in questo caso – conclude Garavaglia – ci troviamo di fronte ad un pericolo perché i ragazzi e le signore che vanno a fare la spesa non possono utilizzarla, ma devono transitare sulla trafficatissima via Espinasse con tutti i rischi che ne conseguono. Uno spreco di risorse e un pericolo per tutti. Auspichiamo che chi di dovere si metta le mani sulla coscienza e intervenga, anche se sono già passati quattro anni dalla denuncia dell’assurdità della cosa”.