Continua la storia delle Vie turbighesi. In Germania occorre avere il consenso degli abitanti per cambiare la denominazione di una Via. In Italia no e dopo il XXV aprile 1945 furono cambiate diversi denominazioni a Vie assegnate nel Ventennio fascista, come la Via Michele Bianchi che divenne Via Libertà o la Via Ettore Muti oggi Giacomo Matteotti. Alla metà degli anni Ottanta, l’urbanizzazione del Belvedere, diede motivo di riscoprire le antiche famiglie nobili che ebbero la signoria di Turbigo, come i Della Torre, ma anche i Doria strettamente imparentati con i Landi.
51 – DORIA, famiglia nobile (Via) – 1985
Posta il località ‘Belvedere’, collega la Via Landi con la Via De Cristoforis e fu denominata con delibera n. 68 del Consiglio Comunale del 29 settembre 1985. Già nella Turbigo ottocentesca esisteva una Via dedicata ai Doria-Landi (oggi chiamata Via Castello) in memoria dell’antico feudatario.
I Doria entrarono nella storia turbighese in occasione dello sposalizio della principessa Maria Polissena Landi (1608-1679) con il principe Gian Andrea II Doria (1607-1640) avvenuto in pompa magna a Venezia nel 1627. In questo modo il feudo di Turbigo, già in possesso dei Landi, passò all’illustre casata genovese. Una serie di controversie giuridiche, riferentesi ai diritti feudali, misero in discussione il possesso del feudo, ma alla fine passò a Gio. Andrea III Doria (1653- 1737) che, sposando Anna Phamphili, aveva concentrato nelle sue mani le ricchezza dei Doria di Genova, dei Landi di Piacenza e dei Pamphili di Roma. Tutto ciò con l’aiuto di cardinali e Papi che si erano succeduti nelle tre famiglie in questione.
Gio. Andrea III Doria era, al suo tempo, l’uomo più ricco d’Italia e forse anche per questa ragione riuscì a vincere la causa con la Regia Camera spagnola – caso più unico che raro – e a farsi assegnare il feudo turbighese. Un personaggio notevole che, un certo W. Kleckner di Loano, ha studiato per tutta la vita inseguendo il suo ritratto che andò disperso nella seconda guerra mondiale a seguito dei furti perpetrati dai tedeschi.
Nei primi decenni del Settecento il principe possedeva a Turbigo ben 1327 pertiche di terreno nella zona compresa tra Via Corridoni e Via Libertà, indicata nel Catasto Teresiano come ‘La Vignaza’, oltre al castello, l’osteria al Segno dell’Annunciata e il molino del Pericolo.
Ultimo ‘Signore di Turbigo’, ancora nel 1784, fu Andrea IV Doria Pamphili Landi (1747-1820), principe regnante – come si diceva allora – del casato. Fu lui che cominciò a vendere la grande proprietà, come d’altro canto fecero anche gli Arese di Robecchetto, ai cosiddetti ‘borghesi’, facenti parte della nuova classe sociale in forte ascesa.
Stemma Doria-Landi-Pamphili (nel centro quello dei Doria)