Riproponiamo questo intervento di Angelo Paratico pubblicato anche sul sito di Dino Messina del ‘Corriere della Sera’. Non si tratta di una novità, nel senso che Angelo Paratico ce la segnalò una trentina di anni fa quando eravamo intenti a scrivere la storia dei primordi della ‘Battaglia di Magenta’.
Nella quartina VIII. 12 delle Centurie profetiche di Nostradamus appare il nome Boffalora,
Apparoistra aupres de Buffalorre
L’hault & procere entré dedans Milan
L’abbé de Foix avec ceux de sainct Morre
Feront la forbe habillez en vilain.
In italiano:
Comparirà dinnanzi a Boffalora
L’alto & presuntuoso entrando a Milano
L’abate di Foix con quello di san Moro
Faranno l’imbroglio vestendosi da villici.
Boffalora sopra Ticino conta oggi 4.200 abitanti ed è bagnata dal Naviglio Grande e dal Ticino. Sorge in direzione di Novara, per chi viene da Milano e al tempo di Nostradamus non poteva contare più di mille anime. Questo toponimo appare una sola volta fra le sue Profezie: questo è un fatto raro, per un villaggio di così ridotte dimensioni. Forse, durante uno dei suoi due viaggi in Italia il veggente francese ci passò, proveniente da Torino e diretto a Milano? O forse vi fece sosta?
Fossi io il sindaco di Boffalora farei scolpire e murare una lapide con questa quartina, poiché sono in atto delle manovre di “nostradamologi” statunitensi che propongono “Buffalo” nello stato di New York, tentando di scippare l’onore al bel comune lombardo.
La quartina riportata sopra è da sempre stata presa come un riferimento alla sofferta conquista del ponte di Boffalora da parte di Napoleone III, del 3 giugno 1859, preludio alla sanguinosa vittoria di Magenta sugli austriaci. Oppure dovremmo credere che il riferimento vien fatto a qualcosa che non è ancora accaduto e che diverrà manifesto solo dopo che sarà accaduto? Possiamo attendere, abbiamo ancora tempo. Infatti, nella prefazione al suo libro egli scrisse che le sue profezie arrivano “da oggi sino al 3797” poiché scriveva nel 1555, la fine del mondo cadrebbe, appunto, nel 2242.
I due ultimi versi suonano assai bizzarri, e vi sono varie interpretazioni, tutte molto strambe per giustificarle. Ma recentemente ne è stata avanzata una che, da un punto di vista puramente combinatorio, ha dei meriti: l’abate di Foix (della fede) sarebbe papa Francesco e quello da San Moro, sarebbe Benedetto XVI (una testa di moro coronata appare nel suo stemma araldico) ed entrambi si ritirerebbero dal soglio papale, gettando la veste papale.
Nostradamus, ovvero Michele de San Remy (1503- 1566) fu un discendente di ebrei-spagnoli rifugiatisi in Francia e poi convertiti al cristianesimo. Fu un medico, anche se poi emerse un documento nel quale egli veniva espulso dall’università di Montpellier, prima della laurea. Ma ciò non gli impedì di pubblicare due libri di medicina e di farsi chiamare dottore.
La sua ascesa nella comunità dei colti iniziò nel 1531, quando Giulio Cesare Scaligero (1484-1558), lo invitò a stare con lui ad Agen, presso il locale Vescovo. Lo Scaligero era un italiano che esercitava la medicina e si spacciava per un nobile, un discendente dei Della Scala di Verona. In realtà il suo vero nome era Giulio Bordon ed era nato a Riva del Garda. Doveva possedere molto genio, non solo cialtroneria e arroganza. Ebbe intuizioni geniali e si fece un nome polemizzando con grande violenza verbale con uomini del calibro di Erasmo da Rotterdam e Gerolamo Cardano. Celebre il suo volgare attacco al “De Subtilitate” del Cardano. Quando poi gli raccontarono che il Cardano, realizzando tutti gli errori che aveva inserito nel proprio testo, ebbe un attacco apoplettico e morì, lo Scaligero, fiero di sé, pubblicò un pamphlet nel quale diceva che quel poveraccio non era poi così male e non era stata sua intenzione fargli del male. Ebbene, possiamo immaginare la faccia che fece quando gli dissero che la notizia della morte del Cardano era assai prematura…
Il fortunatissimo libro di Nostradamus intitolato “Prophecies” fu pubblicato a Lione nel 1555, ma già a partire dal 1550 egli pubblicava degli almanacchi, un genere molto popolare all’epoca, simili a quello di Frate Indovino che alcuni di noi ancora tengono appeso in casa. Era certamente conscio della precarietà della sua posizione, come ebreo e sospettato di magia e negromanzia, con le guerre di religione che stavano per scoppiare in Francia. Dunque, non lo possiamo biasimare per aver voluto dare alle sue profezie una veste oscura.
Subito dopo l’uscita del suo libro, Caterina de’ Medici volle incontrarlo, forse avvisata da suo astrologo di fiducia, Luca Gaurico, perché le dissero che avrebbe potuto rivelarle le minacce future che incombevano su suo marito, il re di Francia Enrico II (1519-1559) e sui loro dieci figli. Gli chiese l’oroscopo per ciascuno di loro e lui lo fece, un fatto molto comune a quei tempi. Quando nel 1552 Gerolamo Cardano incontrò a Londra re Edoardo VI (1537-1553) si sentì fare la stessa pericolosissima richiesta e l’esaudì, credendo di stare facendo qualcosa di scientifico, non occulto. Nostradamus profetizzò a Caterina de’ Medici la morte in un torneo del suo adorato marito – la sua quartina concernente questo incidente è una delle più impressionanti, e dato che fu pubblicata quattro anni prima della morte del sovrano, non possiamo dubitarne -. Le disse inoltre della morte del figlio primogenito prima dei diciotto anni e, nonostante il dolore che le diede, da quel momento lei non mancò mai di dimostrargli la propria stima, arrivando al punto d’andare a visitarlo nel suo paesino di Salon-de-Crau, il 18 ottobre 1564. La peste aveva colpito quel villaggio e il corteo reale lo trovò deserto, ma la regina e il figlio, re Carlo IX (1550-1574) ordinarono a tutti di rientrare nelle case per dar loro il benvenuto. Poi Nostradamus arrivò per un incontro privato con loro, zoppicava a causa della gotta e teneva un bastone nella destra e la cappa nella sinistra. Le diede brutte nuove, come suo solito, ma cercò di attutire il colpo: disse al re che non sarebbe morto prima del conestabile Anne de Montmorency (magra consolazione, avranno pensato: era nato nel 1493!). Caterina de’ Medici gli diede duecento scudi d’oro e lo nominò consigliere reale e medico del re.
Le quartine di Nostradamus non nascono dal nulla, come molti credono, ma mostrano invece la natura delle sue letture e dei suoi vasti interessi. Contengono moltissimi riferimenti eruditi, invisibili ai non iniziati alla storia e alla filosofia, presi da autori oggi dimenticati, come Geoffrey di Villehardouin, Jean Froissart, Richard Roussat; dal “De Daemoinis” di Michele Psello, Pietro Crinito, dal “Mirabilis Liber”, dallo “Pseudo-Metodio”, dalla Sibilla tiburtina, da Gioacchino da Fiore e in particolare dal Savonarola: la prefazione al testo delle Profezie contiene ben 24 riferimenti biblici, fra cui 22 trovano riscontro nelle opere dell’incendiario fraticello ferrarese.
Umberto Eco scrisse che il testo di Nostradamus si presta a una “interpretazione infinita” e diciamo noi, quanto più uno ci crede, tanto più le sue profezie s’avverano e continueranno ad avverarsi. Leggendole è un po’ come se stessimo guardandoci in uno specchio.
Angelo Paratico