Cari amici di CorriereAltomilanese, per l’ennesima volta mi tocca fare una cosa che detesto fare. Ovvero replicare a persone che nemmeno conosco che insultano su pagine facebook sulle quali nemmeno posso accedere. Odio farlo perché è una perdita di tempo totale, ma vabè. L’articolo sui disagi subiti da due mamme al pronto soccorso pediatrico del Fornaroli ha suscitato non poche critiche. Normale ed è giusto che sia così.
Per fortuna. E’ bello che un articolo scateni le critiche civili e costruttive. Sull’articolo fatto confermo subito che non cambierei una virgola. Due mamme che denunciano qualcosa che non va in un servizio pubblico vanno ascoltate. Con la pronta replica di chi quel servizio lo gestisce. H scelto di garantire loro l’anonimato per le ovvie ripercussioni gratuite che avrebbero subito. Finchè si insulta il sottoscritto non c’è problema, fa parte del mestiere. Ma se viene insultata una persona che subisce un disagio e lo denuncia non ci siamo.
Non vedo nemmeno cosa ci sia di tanto strano. E’ sempre stato così e sarà sempre così. E’ il giornalismo, piaccia o non piaccia. Quel che però mi ha fatto davvero arrabbiare sono le parole di tale Lele Cavallotti che nemmeno conosco e che riporta le frasi che pubblichiamo in foto. Offensive, queste si. “Certi giornalisti dovrebbero affidare la loro salute a quei medici che criticano. Ne trarremo tutti giovamento”. Scusi signor Lele, la vorrei insultare ma non lo faccio. Il sottoscritto ha avuto bisogno del pronto soccorso di Magenta tante di quelle volte negli ultimi 5 anni che lei nemmeno si immagina. Lascio perdere, non dico altro e la compatisco.
Tanto più quando parla di proporre il tso. Una battuta volgare e vergognosa, detta da uno che certamente non sa nemmeno di cosa sta parlando. E per finire: “In questo gruppo non sono ben accetti articoli diffamatori infarciti di rancore”. Non c’è stato nessun articolo diffamatorio, e nemmeno rancore. Si vergogni signor Lele. Non ho altro da aggiungere, ho già perso troppo tempo con lei.