TURBIGO – “La Via dei Frati, così chiamata, fu aperta un secolo fa nei campi di proprietà dei frati agostiniani che abitavano il vicino convento…” Si tratta dell’unica indicazione toponomastica rimasta dell’insediamento religioso, frutto della volontà testamentaria del cardinale Flaminio Piatti (1550-1613), il quale volle che nel suo paese natale fossero eretti un convento e una chiesa. Il convento, oggi abitazione privata, fu incamerato dallo Stato agli inizi dell’Ottocento, mentre la chiesa – dopo tante traversie – è tornata ad essere il centro della vita religiosa d’in Giò. Ancora ieri sera, 18 marzo 2017, a tarda ora, la processione della Madonna Pellegrina di Fatima, ha sostato sul sagrato per qualche minuto.
59 – FRATI (Via)
Collega la Via Alessandro Volta con la Via Patrioti ed è di antica memoria e tradizione. Nel 1933 ci fu la proposta della Commissione comunale per la toponomastica, presieduta dal podestà Ermenegildo Carnevali, di cambiarla in Via S. Francesco d’Assisi (denominazione che qualche anno dopo sarebbe stata data alla piazza progettata da Carlo Bonomi e pagata dagli industriali turbighesi). Ma la Società Sorica Lombarda, sentita in merito, espresse parere contrario e quindi la Prefettura restituì la delibera al Comune. Precedentemente e significatamente era stata la R. Soprintendenza delle Province Lombarde che, con nota del 24 febbraio 1932, aveva chiesto lumi. Il podestà rispose: “La Via dei Frati è chiamata così perché fu aperta un secolo fa nei campi di proprietà dei frati agostiniani che abitavano il vicino convento. Nei sotterranei della chiesa annessa al convento esistono parecchie mummie di tali frati che…paiono vivi, seduti attorno ad un pretorio”.
L’alba delle Officine Meccaniche ‘Mazzoni’ avvenne proprio lungo una derivazione di questa Via un secolo fa (oggi la gloriosa officina in mattoni bruciati è chiusa), dopo un breve periodo in cui l’attività nacque in un’area addossata alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano.
Oggi lungo questa Via parallela alla Via Fredda c’è un’entrata sussidiaria delle Manifatture Cerutti e la vecchia casa dell’ingegner Silvio Spagnoletti (che fa angolo con Via Volta, abitazione attuale dei signori Bianchi) che lavorò alla costruzione della prima centrale termoelettrica di Turbigo entrata in funzione nel 1927. L’ing. Spagnoletti aveva due figlie che si maritarono negli anni Trenta con due piloti operanti al ‘Campo della Promessa’ di Lonate Pozzolo e andarono ad abitare all’estero. In posizione mediana c’è quella che fu la Casa Romorini, progettata da Carlo Bonomi (nella foto) e vincolata, come le altre, dallo strumento urbanistico in vigore.
FOTO La casa a torre di Mario Romorini, con copertura cuspidata, innalzata negli anni 1924-26