Dal refettorio all’ambulatorio di comunità intitolato ad Elena Sachsel. A Magenta l’associazione ‘Non di solo pane’ raggiunge un altro obiettivo. L’ambulatorio sarà operativo tra un mese circa nei locali del centro Paolo VI di via San Martino e proprio in questi giorni si stanno definendo le modalità. Come è nata l’idea? “Quasi per caso – ha detto il presidente di ‘Non solo pane’ e parroco don Giuseppe Marinoni – Era il Natale del 2015 quando parlando con un medico ho capito che nella zona c’era anche questa esigenza”. Accompagnare, accogliere, educare, prendersi cura. Su queste basi è nata l’idea di un ambulatorio.
“Dovevamo capire le esigenze del territorio – aggiunge il vice presidente di ‘Non solo pane’ Aurelio Livraghi – oltre al bisogno del cibo c’è anche un bisogno sanitario. Tanti sono i problemi dal punto di vista psicologico in una società in cui è sempre più difficile inserirsi. Come rispondere? Abbiamo stretto accordi con il Centro Aiuto alla Vita, la Caritas, la San Vincenzo, la Casa dell’Accoglienza, i servizi sociali e altre realtà. Con due riferimenti principali, il Decanato e l’Ufficio di Piano che coprono un territorio di 110mila abitanti”. L’esperienza del refettorio di via Moncenisio si sta rivelando importante. Dallo scorso 22 febbraio quando partì con 4 ospiti si è arrivati ad una media giornaliera di 50 persone a sera con punte di 70. Gli ospiti sono per un 60% circa stranieri e per il rimanente italiani, compresi degli interi nuclei familiari (ben 12). Alla conferenza stampa di presentazione tenutasi questa mattina al Centro Paolo VI erano presenti anche il sindaco Marco Invernizzi, il vice Paolo Razzano e l’assessore ai servizi sociali Simone Lonati.
Due i medici che partiranno con questa nuova esperienza dell’ambulatorio, il dottor Vittorio Lanzetti e il dottor Giorgio Cerati. “Ci rivolgiamo agli invisibili – spiega Lanzetti – A chi vive una situazione di marginalizzazione con un obiettivo importante. Ovvero cercare e trovare tutte quelle situazioni che rappresentano la causa della marginalizzazione”. Spesso ci sono problemi sociali, culturali di persone che non vengono intercettate dai servizi sociali perché non sanno che ci sono o, per svariati motivi, non vi accedono”. La parte operativa prevede diverse cose da sbrigare. Il primo momento sarà quello dell’accoglienza e della raccolta dei dati riguardanti la persona di cui si occuperà una mini equipe predisposta. Verrà poi effettuata una visita medica con redazione di una cartella clinica. L’intento è poi quello di realizzare una farmacia interna. “Collaboriamo con l’opera San Francesco – conclude Lanzetti – che opera a Milano da decenni e che assiste un gran numero di persone. Abbiamo stretto una sorta di alleanza con questa associazione che si è offerta di farci formazione e poter espletare al meglio i nostri compiti”.