Ad una settimana dalla visita pastorale di Papa Francesco a Milano, a “mente fredda” si può riflettere su ciò che questo grande evento ha lasciato alla nostra diocesi.
I molti volti incrociati in quel giorno, le tante belle parole ricevute, hanno certamente dato consapevolezza a tutti di essere parte di una Chiesa viva, numerosa e dinamica.
Allo stadio di San Siro erano 80.000 le persone accorse intorno alla figura paterna di Francesco che, con la sua semplicità, ha saputo parlare al cuore di giovani e adulti.
Passando in mezzo a quei ragazzi, trasformando di fatto uno stadio in una chiesa a cielo aperto, il papa è riuscito ad avverare ciò che aveva detto al mattino sul finire dell’omelia:
“Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spinge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui ed ora. Parafrasando sant’Ambrogio nel suo commento a questo brano possiamo dire: Dio continua a cercare cuori come quello di Maria, disposti a credere persino in condizioni del tutto straordinarie”.
Un uomo diretto, il Papa, che parlando dell’oratorio, dei nonni, del ruolo educativo dei genitori e dei fenomeni di bullismo ha saputo ri-dare speranza e fiducia ad un popolo che, magari, a volte si scoraggia di fronte alla realtà di oggi.
Una realtà difficile in cui sembrano perdersi i valori morali, attraversata dall’ombra e dalla paura del terrorismo.
Straordinaria è la risposta che i cristiani sono chiamati a rivolgere a tutto questo: sentirsi uniti e legati alla Fede, cercando di non fermarsi alla superficie delle cose ma inoltrandosi nella profondità, resistendo saldi nella certezza di essere un Popolo.
Un popolo che ha il compito di evangelizzare il mondo, insegnando la bellezza del “credere”.
Un popolo numeroso che non si deve sentire solo perché numeroso e unito da una certezza comune.