Saranno una decina i richiedenti asilo che arriveranno a Robecco sul Naviglio. Quattro o cinque di questi giungeranno in paese verso la prima metà di luglio. E’ quanto emerso dall’incontro tenutosi martedì sera di fronte al palazzo municipale alla presenza del sindaco Fortunata Barni, dell’assessore alle politiche sociali Alfredo Punzi e di esperti che da anni lavorano nel campo dell’accoglienza. Un incontro non a caso tenutosi martedì 20 giugno, giornata del rifugiato. Quella voluta dall’assemblea delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo nel mondo. Anche la serata di martedì aveva come scopo ben preciso quello di informare i cittadini sulla condizione dei richiedenti asilo e sulle motivazioni che hanno spinto l’amministrazione a pronunciarsi favorevolmente sul protocollo d’intesa con la prefettura che ha portato all’apertura di un bando al quale possono partecipare cooperative o cittadini in grado di gestire l’accoglienza di un certo numero di migranti.
“Noi pensiamo che l’accoglienza sia un’opportunità e una ricchezza – ha detto il sindaco Barni – E’ fuori discussione che l’arrivo dei migranti pone delle sfide non indifferenti, ma può essere una grande occasione di crescita per tutti”. Il sindaco e l’assessore sono favorevoli ad accogliere i richiedenti asilo. E dicono: “La storia insegna che laddove si sono costruiti muri o recinti le cose non sono andate bene”. A Robecco, aderendo al prontocollo d’intesa con la prefettura, auspicano che l’accoglienza non venga lasciata al caso. Il numero di ospiti che arriverà in paese sarà esiguo. E questo perchè con un numero basso di migranti sarà possibile lavorare meglio per il bene di tutti. “Ancora non sappiamo che tipo di persone arriveranno – aggiunge – se saranno donne o uomini o bambini e da quali nazioni. Non abbiamo conoscenze nememno riguardo la loro professionalità. In base a queste informazioni decideremo come avviare il progetto di accoglienza e integrazione”. Durante la serata si è parlato di Sprar, di richiedenti asilo nel mondo, di problematiche comuni. Hanno preso la parola Paolo Petracca, presidente delle Acli Milanesi e Milena Minessi della cooperativa Intrecci. E don Massimo Mapelli della Caritas, prete in prima linea che da 13 anni lavora nel campo dell’accoglienza.
“Ho avuto una grande fortuna – ha detto il sacerdote – quella di condividere la casa dove vivo con millesettecento persone di 92 nazionalità diverse. Quando andavo alle assemblee e mi urlavano dietro dicendomi di portarli a casa mia, rispondevo: ‘Già fatto! E considero tutto questo una fortuna”. Don Massimo ha portato a Robecco alcuni ragazzi cresciuti con lui. Partiti giovanissimi per i viaggi della speranza hanno trovato un futuro e la possibilità di vivere uan vita degna. E’ il caso di un ragazzino egiziano salito sui gommoni quando aveva 13 anni per un viaggio allucinante durato sette giorni. Oggi frequenta le scuole superiori. C’erano anche i ragazzi di ‘Libera Masseria’ che stanno svolgendo un campo di lavoro alla ex Masseria di Cisliano tolta alal ‘ndrangheta. “Il viaggio della speranza non è il viaggio studio a Londra – conclude don Massimo – chi se la deve cavare per vivere rischia, più di altri, di essere preda della criminalità organizzata. In viale Sarca a Milano c’è il Bicocca Bronx, dove i ragazzi rifiutati da tutti diventanavano e diventano la manovalanza della criminalità. E chi gli da il lavoro sono italiani, non stranieri”.