Riceviamo e Pubblichiamo
Confuteremo alcune idee sulle quali si regge questo procedimento e che sono state date per scontate, ma che, come si vedrà, in realtà non hanno un reale fondamento. E ciò dovrà portare necessariamente ad una generale revisione di questa vicenda. Per ottenere questo risultato ci baseremo su processi paralleli, porteremo prove, evidenzieremo contraddizioni e ribadiremo alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento.
Iniziamo:
1) Partiamo con un parallelo: – Nel mese di Luglio del 2014 Solter presenta un progetto per una discarica di R.C.A. nel sito denominato ATEg11 – Regione Lombardia ravvisa un motivo ostativo, ai sensi della L.R. 19/2014 (distanza dal T.U.C., dalle abitazioni di Busto Garolfo) – Il progetto viene rigettato – Solter presenta un progetto che, di fatto, sta ai limiti della norma (il “famoso” triangolo) – Il progetto viene rigettato – Solter presenta ricorso al T.A.R. – Solter rinuncia Cosa accade invece successivamente? – Nel mese di Giugno del 2015 Solter presenta un progetto per una discarica di rifiuti speciali nel sito denominato ATEg11 – Emergono almeno due motivi ostativi (distanza dalle vecchie discariche e distanza dal franco di falda), più uno ancora sub iudice (distanza dal T.U.C., dalle abitazioni di Busto Garolfo); le prove, appunto – Città Metropolitana approva il progetto con prescrizioni – Solter corregge il progetto (tre volte) – Città Metropolitana considera superate le criticità Ora, è evidente la differenza tra i due modi di procedere. E’ vero che si tratta di due enti separati, ma siamo pur sempre nell’ambito della Pubblica Amministrazione. E i due enti sono sottoposti alle medesime leggi. Città Metropolitana ha sempre giustificato questa condotta con il principio di efficienza della macchina amministrativa. Ora dimostreremo che questo obbiettivo non è stato raggiunto, anzi, si è andati nella direzione opposta. Per almeno due motivi: I) Anche Città Metropolitana è ente pubblico e il suo compito è quello di tutelare il bene pubblico; queste continue prescrizioni hanno avuto la conseguenza di suggerire al privato come correggere il progetto. In pratica, è come se l’ente avesse lavorato da consulente per il privato. Togliendo quindi risorse preziose alla parte pubblica. Il compito di Città Metropolitana sarebbe stato quello di rigettare il progetto già all’emergere del primo elemento ostativo. E non continuare a studiare il progetto per indicare al privato le prescrizioni, come invece è stato fatto. Questo era un compito che doveva essere svolto dai progettisti della Solter, non dall’ente pubblico. Se i progettisti privati non conoscono le norme, sono problemi loro, non possono aspettarsi che siano gli enti pubblici suggerire loro come superarle. Ed è invece ciò che è avvenuto. Togliendo tempo ed energie ad altri progetti della Pubblica Amministrazione. E quindi, di fatto, diminuendone l’efficienza amministrativa. II) E, ancor di più: con la decisione di Città Metropolitana di concedere il parere positivo alla Valutazione di Impatto Ambientale con prescrizioni, seppur a fronte della presenza di elementi ostativi, oltre a quanto evidenziato al punto precedente, si è innescata la procedura di ricorso al T.A.R. dei comuni contro Città Metropolitana, raddoppiando di fatto le spese legali. Va infatti ricordato che la Pubblica Amministrazione è una! Suddivisa in parti con compiti diversi, ma che sono sempre parti di un’unica Pubblica Amministrazione. Le cui risorse hanno un’unica fonte: le tasse dei Cittadini e delle imprese. Se il parere fosse stato negativo, come avrebbe dovuto essere, probabilmente sarebbe stato il privato a presentare ricorso; in tal caso però le spese legali avrebbero interessato soltanto una parte della Pubblica Amministrazione. Col parere positivo invece si sono raddoppiati i costi, togliendo risorse ad altri ambiti della Pubblica Amministrazione e quindi, in definitiva, diminuendone l’efficienza. Già questi elementi dovrebbero essere sufficienti per indurre a rigettare, senz’altri indugi, questo progetto. Ma continuiamo.
Ed evidenziamo una contraddizione:
2) Sia per quanto riguarda le integrazioni presentate da Solter a Novembre 2016, che per le controdeduzioni presentate ad Aprile 2017, che in realtà sono due progetti differenti e successivi a quello iniziale, per il quale Solter aveva chiesto l’autorizzazione; due progetti stilati per superare elementi ostativi oggettivi, ricordiamocelo; ebbene, per entrambi questi due nuovi progetti, Città Metropolitana ha dichiarato, su svariati punti, che la criticità sarebbe stata superata. Ed è stato dichiarato soltanto a fronte di una generica formulazione di un principio da parte del proponente, una non precisata promessa ad ottemperare. In pratica ci si fida sulla parola. Il problema è che ci si fida della parola di un soggetto che l’ente stesso ha diffidato. Fidarsi di chi si diffida! E’ già una contraddizione a livello linguistico. Ancor più lo è su un progetto come questo che andrebbe a degradare un territorio per mille anni a venire. E ancor più lo è se il soggetto ha già dimostrato di non ottemperare. Ricordiamo, a titolo d’esempio, la questione relativa alla recinzione: nonostante l’ordine perentorio degli enti competenti, sono passati mesi e numerose altre segnalazioni prima che Solter la sistemasse. Anche solo questo punto sarebbe sufficiente per rigettare il progetto di Solter. In base al principio di precauzione orgogliosamente vigente nell’Unione Europea. Dunque ci sono i precedenti e l’appiglio giuridico che inducono a non accettare generiche promesse come quelle scritte dal proponente nei due progetti citati. Basterebbe basarsi su questi e rigettare il progetto.
Come terzo punto a favore del rigetto del progetto, vorremmo richiamare alcuni concetti base del nostro ordinamento:
3) Città Metropolitana di Milano, non rappresenta un organo terzo, in questa vicenda; non costituisce un organismo arbitrale, non è un’agenzia indipendente. Bensì una parte della Pubblica Amministrazione che prevede sia la sezione tecnica che una componente politica, che è poi quella che stabilisce la direzione da seguire. Com’è giusto che sia in una democrazia. E questo principio è stato ribadito anche dal Consiglio di Stato. Il compito dei tecnici è quello di trovare le soluzioni per attuare le indicazioni di chi è stato democraticamente eletto; per raggiungere gli obbiettivi che chi è stato eletto stabilisce. Nel rispetto delle norme, certo, ma anche seguendo il principio che l’interesse pubblico è preminente rispetto a quello privato. Soprattutto in tema ambientale e di salute pubblica. Qual è appunto quello di cui stiamo trattando. Ebbene in questa vicenda le indicazioni di chi è stato democraticamente eletto sono arrivate chiare e univoche. A tutti i livelli. E dicono tutte che la presenza di una nuova discarica in quella parte di territorio è incompatibile con i progetti futuri, con gli obbiettivi di tutela ambientale e di miglioramento della qualità della vita, che le varie amministrazioni pubbliche si sono dati. Inoltre, sono stati chiaramente evidenziati gli elementi tecnici, oggettivi, ostativi a questo progetto. In aggiunta a tutto ciò, è stato anche richiamato un precedente al quale fare riferimento.
Pertanto, Città Metropolitana di Milano, a questo punto non deve far altro che evitare ulteriori dispersioni di tempo e risorse, e rigettare definitivamente questo progetto. Altre possibilità sarebbero soltanto delle forzature.
Questa è la parte politica della dichiarazione che i comuni di Casorezzo, Busto, Inveruno e Arluno, come capofila del Roccolo, hanno messo a verbale nella Conferenza dei Servizi di Oggi.
A questa si è aggiunta anche una parte legale, scritta dall’Avv. Seccia, e una tecnica scritta dal geologo dott. Zaro.
Purtroppo non sono servite: i funzionari di Città Metropolitana sono intenzionati, nonostante tutto, a concedere l’autorizzazione al progetto discarica. Faremo tutti i passi necessari per continuare ad opporci a questa follia