TURBIGO – Oggi, ‘Il Giornale’ dedica una pagina a Bardi, nel cui territorio c’è la rocca dei Landi, baroni di Turbigo. Bardi è un paesino dell’Appennino di circa duemila abitanti, messo in evidenza sul giornale d’oggidì per un questione di tasse. A noi, però, interessa parlare della vicenda storica rimasta graffita all’interno della rocca dei Landi (situata nel Comune di Bardi), dove compare la famosa vista a volo d’uccello che qui pubblichiamo. Ma andiamo per gradi.
CRONACA DI UNA VISITA – Il 13 agosto 2004 andammo a Bardi (autostrada A15 Parma-La Spezia, uscita Fornovo) per visitare la fortezza dei Landi. Tra le tante terre che possedevano i membri di questa nobile famiglia c’era anche Turbigo. Difatti abbiamo avuto la possibilità di ritrovare scritto ‘Turbigo’ sia nella sala cosiddetta quadrata – fatta decorare da don Federico Landi tra il 1595 e il 1604 – che nella mappa posta in una sala antistante dov’erano rappresentati tutti i possedimenti dei Landi.
A parte il maniero arroccato sull’Appennino che merita da solo una vista (5 euro, allora), ritrovare nella meravigliosa sala quadrata, coperta da una volta a padiglione, decorata ad affresco, anche la vista a volo d’uccello del nostro paese con scritto ‘Turbigo’ è stato emozionante. Ma l’intero soffitto è eccezionale: al centro campeggia lo stemma della famiglia Landi con aquile a due teste, corona principesca, toson d’oro e altri piccoli stemmi (lo stesso che si ritrova nella mappa turbighese). Poi, intorno al riquadro centrale, sono disposti, in bell’ordine geometrico, un gran numero di cartigli, incorniciati da un modello floreale, in cui sono rappresentate le diverse località che costituivano il marchesato di Bardi e la contea di Compiano.
Le vedute rappresentate nei cartigli delle volte sono le stesse che vennero fatte incidere e riunire in volume a stampa nel 1617 da Federico Landi, opera diffusa a ragion veduta presso le principali corti e famiglie nobiliari italiane e europee insieme alla genealogia dei Landi (stampata nel 1603, sempre da Federico), con lo scopo di ‘farsi conoscere’. Un’incessante azione diplomatica, quella portata avanti da Federico nei primi anni del Seicento, che aveva le sue ragioni ‘politiche’, ma che comunque a Turbigo ha ‘regalato’ una veduta a volo d’uccello secentesca che pochi paesi possono vantare.
Infine, sui quattro angoli della volta della sala quadrata, grandi aquile bicipiti ricordano l’investitura imperiale della valle di Taro e della val Ceno ricevute da Agostino Landi direttamente dall’imperatore Carlo V nel 1551. Da qui il toson d’oro, simbolo che i Landi poterono vantare nello stemma nobiliare, proprio perché il loro feudo proveniva da un’investitura imperiale e non dalla Regia Camera.
Consigliamo alla Pro-Loco di organizzare una visita a questa fortezza proprio per le tracce turbighesi che in essa sono conservate.