TURBIGO – Praga è una città che conoscono in molti da quanto abbiamo sentito in giro, giovani che ci sono andati dieci anni fa per quei ‘tour’ che chi è a cavallo dei vent’anni ha voglia di fare nel nord Europa. Chi scrive c’è andato a settant’anni ed è stato ammaliato dalla vitalità che la città sprizza da tutti i suoi pori. Una moltitudine di gente che si muove nella città vecchia (patrimonio dell’Unesco) sulle orme di quella civiltà boema difficile anche da conoscere. Una lingua impossibile per noi anche se l’inglese ormai è prevalente in una città ormai diventata cosmopolita. Molti gruppi cinesi-giapponesi, ma anche molti italiani. Il ‘brend’ Italia, la ‘pizza napoletana’, il ‘caffè Italia’ compare in molti esercizi, ma quando si apostrofa il cameriere la risposta è: “I am english!’. Diversi i poli dove si condensano i turisti: il cosiddetto ‘Castello’ che raccoglie la storia millenaria della città e la cattedrale di San Vito; l’orologio astronomico; il monastero, sede di una biblioteca millenaria progettata da un italiano; il ghetto di Praga (120mila ebrei ‘scomparsi’ che però hanno lasciato le loro case costruite tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento dove l’art decò, il liberty, trionfa). Ma quello che ha colpito il vecchio ‘leone’ è la vitalità, il fatto che tutti bevono birra in boccali di vetro che non costa niente, come noi beviamo acqua nelle bottiglie di plastica che costa un occhio della testa.
FOTO 1 – Una marea di gente al ‘castello’; 2 – Una stanza del castello progettata da un architetto tedesco; 3 – I sotterranei della tortura, sempre al castello; 3 – il cimitero ebraico (anche dodici strati di morti) riaperto al pubblico solo nel 1989.