Certamente voi che avete letto questo titolo state pensando: “il Bias è andato fuori di testa”, invece no! Oggi ho accompagnato nel suo ultimo viaggio un caro amico, un collega di lavoro, un maestro di vita, Pietro Milan.
Mentre ero in chiesa pensavo al libro che ormai da anni ho in testa “Mia Nonna aveva la Fobia delle Morroidi”. Devo fare una piccola premessa, mia nonna era la madre adottiva di mia mamma, quindi non era mia sanguinea. Cosa vuol dire questo? Beh! Semplice… tanto ha dato che oggi anch’io ho la fobia delle “Morroidi”. Si lo so che per i puristi dell’italiano si scrivono “Emorroidi”, ma lei lombarda, parlava solo il dialetto e le chiamava così.
Il “Bias” non è impazzito, vuole solo sottolineare che noi siamo chi ci ha cresciuto, anche se non siamo della stessa linea di sangue.
Più gli anni passano e più mi accorgo del valore di alcune persone che mi sono state vicine.
Pietro Milan per me è stato come un padre, fu un uomo importante nella mia vita, sempre pronto a darmi consigli nei 20 anni che abbiamo lavorato assieme. Ne abbiamo fatto di lavoro assieme. Lo conobbi 8 Marzo del 1982, quando entrai nella squadra dell’impianto di produzione calcestruzzo di Turbigo della Società CONCRETE MILANO, per i più vecchi che si ricordano, le Autobetoniere “Gialle a Pois Neri”. In molti le chiamavano coccinelle.
Avevo 18 anni e 10 mesi e guidavo camion da 400 q.li. La squadra era cosi composta Capo Giuseppe Dell’Omo, Vice Capo Torno Roseo, Autisti Amedeo Giraldin col figlio Dario Giraldin (19enne), Pietro Milan e Mauro Rama e ultimo io il “Bocia”.
Lavorai alla Concrete Milano (ricordo che era un azienda della Torno Spa) fino quasi al 2000. Poco prima era arrivato “Mani Pulite” e la Torno con le sue aziende consociate fu la seconda inquisita da Antonio Di Pietro.
Fu un periodo per l’azienda di prepensionamenti e licenziamenti. Per me, ragionandoci oggi, fu l’inizio della fine.
Con questi uomini, nella zona del Castanese, in quegli anni, credo abbiamo rifornito l’80% del calcestruzzo per le costruzioni dell’epoca.
Centrale di Turbigo, Cimitero di Turbigo, le Scuole Medie di Turbigo, Villoresi e Naviglio, Tessitura Candia a Robecchetto, Banca Popolare di Novara, Ex Expo di Castano Primo (CONSONDA). Stazione Ferroviaria FNM di Busto Arsizio, Centinaia di Villette e Condomini, molte linee della Metropolitana, Poste di Mazzo di Rho, Iper di Magenta, Hotel Diamante. Nuovo Stadio di San Siro. Posso andare avanti per ore.
Qui arriva il rapporto con il “Milan” come amavo io chiamare il Pietro. Non solo lui, ma anche gli altri, m’insegnarono a lavorare, ad affrontare con serietà questo mondo fatto di fatica, ma prima dei diritti, un mondo di doveri. Milan ripeteva spesso: “se hai fatto il tuo dovere, nessuno può recriminarti e tu a questo punto puoi chiedere”.
Amedeo fu il mio maestro tecnico, sapeva veramente tutto sui camion dell’epoca. A lui devo le mie capacità tecniche. Pietro, con un passato da Maggiordomo in Svizzera, aveva portato con se, in questo mondo di cantieri, fatto di sudore, fango, sporcizia, il suo essere sempre a posto. Straccio sempre in mano “lucidava” il suo camion al fine di provocare l’invidia di tutti noi. Quella sana invidia che ti metteva in competizione al fine di tirare a lucido il tuo mezzo solo per dirgli: “Milan il mio è più pulito del tuo!”. Bastava questo e lui metteva il “lucido” persino alle gomme, ricordiamo che erano mezzi da cantiere.
I Ricordi sono tanti, tantissimi, 20 anni assieme sono tanti.
Ti ricorderò Pietro… fai un buon viaggio! Grazie per tutto quello che mi hai insegnato trattandomi come un figlio…
Mia nonna mi ha passato una fobia! Il Milan e il Giraldin mi hanno insegnato e infuso il lavoro.
Se devi fare un lavoro, fallo bene, costa la stessa fatica,diceva sempre, “gente di una volta!”