Uno dei luoghi che mi ero prefissato di visitare per più di un motivo era Sant’Anna di Stazzema. Per chi non lo sapesse, il comune di Magenta ha stretto da decenni un gemellaggio con Sant’Anna; frazione del comune di Stazzema, questo piccolo paesino si trova immerso tra le alpi apuane a 660 mt di altitudine.
Posizionato sopra la bellissima costa della Versilia. Perché un borgo così piccolo e quasi sperduto è diventato un riferimento storico così importante? perché è accaduto uno degli episodi più efferati della seconda guerra mondiale. Questi monti si trovano in prossimità della cosiddetta linea gotica che era un riferimento strategico per i gruppi partigiani della nostra resistenza che stavano dando parecchi problemi all’esercito tedesco. Su ordine del generale supremo Albert Kesserling, le truppe naziste iniziarono una serie di ritorsioni nei confronti dei combattenti e civili italiani.
Quello forse più cruento è avvenuto appunto a Sant’Anna. Nell’estate del 44 trovarono rifugio presso queste alture, centinaia di sfollati che fuggivano dai bombardamenti degli alleati sulla costa, convinti che fosse più sicuro attendere sui monti la fine del conflitto. Ma all’alba del 12 agosto tre compagnie delle SS invasero la vallata di Sant’Anna e piombarono nel paesino guidati da italiani collaborazionisti, gli uomini fuggirono nei boschi convinti che fosse un rallestramento, mentre donne, anziani e bambini rimasero nelle case. I tedeschi svegliarono tutti, li radunarono presso edifici comuni e fecero strage. L’episodio di Sant’Anna fa riferimento all’eccidio fatto nella Chiesina del paese; nel giro di pochi minuti perirono più di 130 persone, la maggior parte bambini inermi, nonostante le suppliche del parroco Don Innocenzo Lazzeri, i tedeschi non ebbero pietà. Massacrarono quasi tutti, bruciando anche i corpi per non lasciare traccia.
In quella mattina, in poche ore furono trucidate nella vallata 560 civili, in gran parte donne e bambini. Una pagina terribile della storia italiana, un fatto di sangue reso ancora più efferato perché perirono anime innocenti. Ora, quassù oltre alla Chiesa è possibile visitare il museo della resistenza inaugurato dal Presidente Pertini ed il Sacrario posto 100mt più in alto che contiene tutte le vittime identificate e quelle non riconoscibili. Un luogo diventato di pace ed è il nome che hanno attribuito al parco voluto con decreto legge nel 2000. Ma soprattutto è e deve essere il ricordo di una pagina di storia che rappresenti la follia umana quando la fanno da padrone ideologie di odio prive di senso.
L’uomo deve sapere perdonare senza dimenticare.