Continua la nostra storia delle Vie turbighesi, riscoprendo il mondo perduto di ‘Dadré di Cà’ – che faceva pendant con ‘Danans di Cà’ – e ipotizzando il palazzo ‘incompiuto’ nella Via omonima, del genere di quella ‘Villa Clerici’ della quale si parlerà stasera a Castelletto di Cuggiono
104 – PALAZZO (AL)
Collega la Via Volta (ma anche Fredda) con l’Alzaia del Naviglio Grande e, quando la seconda parte della Via Volta non esisteva ancora (quella a Nord, lato Statale), dava continuità alla strada che costeggiava la riva sinistra del Naviglio, dove fu rinvenuta una necropoli romana.
Nel 1932, la Regia Sovrintendeza dell’Arte Medioevale e Moderna delle Provincie Lomabrde, chiese lumi sulla denominazione di questa via e il podestà Carnevali rispose che la via “era detta così perché conduceva al ‘Palazzo’di un antico casato. Infatti, si conserva tuttora il fabbricato a colonnato, in parte venduto a famiglie turbighesi ed in parte abitato da contadini, ma essuno seppe dirmi il nome del casato”. La Via si chiamò, popolarmente, Dadré di Cà (che faceva pendant con Danans di Cà, la strada in linea con l’ingresso principale della chiesa d’In Giò, linea sulla quale fu progettata una scalinata nel Settecento, mai realizzata) e collega la Via Volta alla Via Alzaia Naviglio.
Non si conosce quindi l’origine della denominazione, ma sappiamo che nel 1844 vi abitavano dei barcaioli (Guadoni e Mira), famiglie che ancora oggi hanno la residenza lungo la Via o in zone adiacenti. Il ‘palazzo’ però è lì e può essere visto nella sua interezza se si prendono in considerazione due prospetti: il primo a sud-ovest (la foto che pubblichiamo) con le colonne in granito che si apre sulla via omonima; il secondo a nord-ovest, in Via Monteruzzo. Si potrebbe ipotizzare che la parte centrale – che avrebbe dovuto unire le due facciate – non fu mai realizzata per ragioni imperscrutabili. Tant’è che la Via Monteruzzo attraversa longitudinalmente quella che avrebbe dovuto essere la pianta di un maestoso palazzo sovrastante il corso del Naviglio, del genere della favolosa Villa Clerici di Castelletto di Cuggiono. Solamente il disegno delle finestre, che è il medesimo su entrambe le facciate, suffraga la nostra ipotesi settecentesca, ma è difficile pensare ad un palazzo – di ipotetici conti di Monteuzzo – progettato con un frontone di cento metri sulla riva sinistra del Naviglio. Nessun documento supporta questa ipotesi: solamente tracce architettoniche fanno pensare ad un importante edificio, posto accanto a quella che fu un’importante Via di comunicazione verso Milano.
Proprio stasera, 7 ottobre 2017, la Villa Clerici (oggi di proprità Pacchi, un industriale di Busto Arsizio), immortalata dalle stampe settecentesche di Marco Antonio Del Re (oggi, purtroppo, in un grave stato di decadenza), sarà oggetto di una conferenza storica da parte di alcuni studiosi guidati dall’avvocato Luisa Vignati, che già una decina di anni fa riuscì ad aprire la ‘Villa di delizia’ di Giorgio Clerici (1648-1736), presidente del Senato Milanese, un notabile che fu capace di ‘pietrificare’ la sua immensa ricchezza in due palazzi: quello di Castelletto di Cuggiono che contiene pregevoli affreschi del Seicento-Settecento e quello di Milano per il quale chamò addirittura il Tiepolo ad affrescarlo.
105 – PASCOLI Giovanni
Collega la Via Milano con la Via Puccini e fu denominata il 12 agosto 1951.