In realtà non si tratta di controllo del vicinato cosiddetto ufficiale. Ma di quello spontaneo che fa capire quanto sia importante la collaborazione dei cittadini. La mattina di Natale attorno alla basilica di San Martino a Magenta c’era parecchia gente. Cittadini, gente che entrava ed usciva dalla chiesa, donne rom che chiedevano l’elemosina. Khalid, giovane marocchino che da anni staziona davanti alla chiesa di San Martino mi dice: “Chiama il 112, c’è una persona che si aggira qua in zona e vuol rubare un portafogli”. Io all’inizio ero perplesso. Ma come fai a dirlo? È italiano? No, è di origini arabe. E se poi non è vero che vuol rubare? Ne sono sicuro, mi dice Khalid. Lo seguo quel ragazzo indicato da Khalid. Lo vedo avvicinare la gente, entrare in sagrestia e uscire subito. Khalid aveva ragione. Bisognava allertare subito il 112. Nel frattempo seguo quel ragazzo che camminava avanti e indietro come se cercasse qualcosa. Forse si accorge che lo stavo osservando e prende via Cattaneo per la stazione. E lo perdiamo definitivamente.
I dati parlano chiaro. Il 90 per cento degli arresti in flagranza di reato per furti in abitazione sono dovuti alla tempestiva chiamata dei cittadini al 112. Io ho aspettato troppo, sbagliando. Quando si ha il sospetto su una persona perché la vediamo girare in una certa zona, avvicinarsi alla gente, telefonare o fingere di telefonare, non dobbiamo perdere tempo. Dobbiamo chiamare subito il 112 che invierà la pattuglia più vicina sul posto e controllerà il sospetto.
Magari non c’entrava nulla quella persona, ma il nostro dovere lo abbiamo fatto e magari così facendo abbiamo sventato un furto o un borseggio. Il controllo del vicinato non necessita di cartelli o coordinatori. Ma solo della buona volontà dei cittadini.