RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Inviamo per conoscenza il Report trasmesso ai Sindaci dell’Altomilanese interessati da un impianto di cava. Sono le proposte fatte durante la serata dell’12/01/18 a Buscate in una assemblea pubblica e riguardano sia il nuovo Piano Cave in predisposizione presso Città Metropolitana, sia le proposte specifiche per la Cava di Buscate.
Come potrete leggere si tratta di proposte concrete e soluzioni per raggiungere l’obiettivo di recuperare le aree di Cava al termine dell’escavazione ad un uso pubblico.
Durante la serata si è parlato in alcuni interventi anche del debito che la Cava Campana ha accumulato nei confronti del Comune di Buscate derivante sia dagli oneri di escavazione che dagli affitti di alcune aree di proprietà comunale, ma l’Associazione 5 agosto 1991 non ha assunto e non intende assumere (contrariamente a quando scritto da alcuni giornali) alcuna iniziativa legale in merito pur sottolineando l’estrema gravità di questo fatto. Spetta agli amministratori comunali sciogliere questo nodo.
Associazione 5 agosto 1991
Report sulla conferenza dibattito “Riempiamo le cave di idee non di rifiuti”
Sintesi delle relazioni e delle proposte
Analisi critica del Piano cave 2006-2016
- Le concessioni regionali si sono rilevate gonfiate rispetto ai fabbisogni reali. Nel bacino della Città Metropolitana di Milano, a fronte di un volume effettivo del Piano Cave pari a 45.638.876 mc, il volume estratto è stato al 31/12/2016 di 9.737.089 mc (solo il 21,3% di quanto previsto). I volumi autorizzati sulla base delle richieste dei cavatori da parte di Città Metropolitana (ex art 11 LR 14/98) sono stati solo 18.825.319 mc (il 41% del volume effettivo del Piano) e quanto scavato rappresenta quindi il 51, 7% del volume effettivo del Piano. Non sfugge che le richieste di autorizzazione dei cavatori si sono adeguate alla richiesta di mercato e quindi, pur rimanendo all’interno dei volumi previsti dal Piano, c’è ancora un enorme margine disponibile. [I dati riportati sono stati forniti da Città Metropolitana].
- Le convenzioni con i Comuni rappresentano il punto debole della catena del ripristino. Grande attenzione infatti viene posta sugli impegni economici tra le parti, ma si trascurano gli aspetti di recupero ambientale che sono costantemente in ritardo e spesso si deve intervenire con risorse pubbliche per completare opere che sono invece a carico dei cavatori.
- I recuperi ambientali e le opere di compensazione sono le cenerentole dei progetti. Mancano procedere di verifica puntuale sull’attuazione delle opere di recupero e di compensazione pure approvate in sede di concessione. Non sono definite le competenze e le autorità che controllino l’attuazione dei progetti di coltivazione e ripristino in tutte le loro parti.
- Il destino finale delle cave risulta sempre incerto e avanza l’uso alternativo come discariche
in contrapposizione alla restituzione dei terreni come bene comune ambientale.
Nuovo piano cave 2018-2028
Le proposte iniziali delle Associazioni ambientaliste dell’Altomilanese presentate a Città Metropolitana sul Nuovo Piano Cave (28/10/17) sono le seguenti:
- a) Incentivi per l’attività di recupero dei materiali di demolizione (obblighi per le pubbliche amministrazione dell’uso di almeno il 60% di materiali riciclati per le proprie opere); b) aumento di almeno il 20% degli diritti di escavazione (fermi al DCR 8 novembre 2011) e una rivalutazione delle fideiussioni a garanzia delle opere di ripristino;
- c) ridimensionamento drastico delle previsioni di scavo dei Piani cave provinciali in generale e della Città Metropolitana di Milano in particolare; d) costituzione di un unico ente di controllo (anche privato, ma convenzionato) dell’attività estrattiva dotato di personale sufficiente e qualificato per le verifiche dell’attività stessa (progressione nel piano di scavo autorizzato) e dell’attuazione dei piani di recupero e “mitigazione ambientale”, che lavori in stretta collaborazione con gli Enti territoriali a partire dai Comuni.
Proposte sull’ATEg2 di Buscate
Ci pare che l’esempio di Buscate sia paradigmatico e quindi forniamo alcune indicazioni di merito che pensiamo siano utili anche in altre situazioni. Il Comune di Buscate è diventato proprietario nel 1999 (grazie ad un accordo sugli oneri per la lottizzazione Ronché) di 76.930 mq di terreno posto all’interno del perimetro dell’ATEg2 e in aggiunta, al termine della “Fase 2” dello scavo, saranno ceduti dalla Cava Campana altri 27.466 mq (porzione del così detto Bosco Quadro). Complessivamente il Comune di Buscate disporrà quindi di circa 100.000 mq. Attualmente gli impianti di vagliatura, le vasche di decantazione, gli uffici e i depositi della Cava San Antonio sono collocati su questa area di proprietà comunale e la Cava Campana paga al Comune un affitto che complessivamente si aggira sui 20.000 €/anno. L’autorizzazione rilasciata dalla Città Metropolitana con Atto Dirigenziale del 19/11/2013 prevede anche un Piano di ripristino di quest’area con un progetto approvato contestualmente che è a carico del cavatore. Inoltre la Cava Campana è impegnata a realizzare su complessivi 65.700 mq una piantumazione compensativa; di quest’opera ne usufruirà solo in parte il Comune di Buscate con 16.950 mq, mentre i restanti 48.750 mq verranno realizzati nel Comune di Bussero. L’incongruenza che opere di compensazione ambientale vengano realizzate in un’area lontana 40 km da dove si è prodotta una ferita ambientale, non sfugge a nessuno tranne a chi l’ha autorizzata.
La Convenzione stipulata tra Comune e Cava Campana (approvata da CC del 28/09/12 delibera n. 33) ha stabilito che la Cava Campana debba lasciare liberi i terreni di proprietà comunale per ricollocarli nell’area più a nord dove si concentra attualmente l’attività di scavo e provvedere ad un nuovo accesso all’area stessa di scavo. A fronte di questo impegno convenzionale si è creata questa situazione:
v La ricollocazione degli impianti – e conseguentemente delle vasche di decantazione e dell’intero ciclo delle acque – è stata rinviata a causa del rallentamento dell’attività estrattiva; v La società ha presentato al Comune di Buscate (prot.9249 del 23/11/2015) richiesta di proroga termini inizio lavori relativi allo spostamento degli impianti per un periodo di 2 anni e 6 mesi;
v Il Comune di Buscate con atto di Giunta Comunale n.35 del 17.03.2016 ha espresso proprio atto di indirizzo alla proroga per un periodo di 2 anni (in scadenza quindi il 03/05/2018) e ha messo una serie di condizioni alla Cava tra cui la revisione della Convenzione. Tale revisione non ci risulta sia stata presentata da Cava Campana (che inspiegabilmente è stata incaricata per questo dal Comune) né tanto meno portata in
Consiglio comunale per la ratifica.
La proposta avanzata dall’Associazione 5 agosto 1991 è la seguente: ci pare che lo sfruttamento di un’area di proprietà comunale per ben 18 anni sia più che sufficiente anche per l’ammortamento degli impianti e , a nostro parere, non si devono concedere più proroghe allo spostamento degli impianti previsto dalla Convenzione sottoscritta dal Comune e dalla Cava Campana. Gli impianti esistenti sono sicuramente obsoleti e l’azienda stessa non ha previsto il loro spostamento, ma la loro demolizione. Riteniamo che una proposta ragionevole sia quella di non smantellare gli impianti, ma di mantenerli (mettendoli in sicurezza) come esempio di “archeologia industriale”: esempi simili sono già stati attuati in tutta Italia e quindi riteniamo che questa idea possa trovare una rispondenza sia nell’Amministrazione comunale, che da parte del cavatore.
Questa restituzione dell’area può finalmente aprire la strada alla realizzare del progetto di bonifica per l’area di proprietà comunale che per altro non ha oneri per il Comune , ma è a carico della Cava.