Eccoci in questa nuova rubrica sportiva, nella quale saranno protagonisti i personaggi che hanno fatto e stanno tutt’ora facendo la storia dello sport a Magenta. La nostra città, infatti, può vantare un panorama sportivo di un certo livello in tutti gli ambiti agonistici. Dal calcio alla pallacanestro, passando per il ciclismo, arrivando fino all’argento conquistato nei giochi paralimpici invernali di Torino 2006 da Daila Dameno, ragazzi e ragazze, uomini e donne hanno lasciato e stanno lasciando un segno indelebile a cui bisogna dare voce. Il primo che ci ha raccontato la sua esperienza è Giampiero Testa, proprietario del mitico negozio “ Testa e coppe”, che, in gioventù, è stato uno degli attaccanti più prolifici che il territorio abbia mai visto calcare un campo di calcio. Testa, inoltre, vanta un record non raggiungibile da qualunque calciatore: 300 rigori segnati tra campionati e tornei serali. La cifra fa un certo effetto, ma oltre alla tecnica adottata per raggiungere un simile obbiettivo, Giampiero ha disposto anche di un oggetto da lui inventato: una scarpa creata e curata nei minimi dettagli da lui stesso.
Giampiero forniscici qualche dettaglio riguardo questa tua invenzione e spiegaci se la scarpa influisce nelle prestazioni di un giocatore di calcio?
Innanzitutto è una scarpa in pelo di canguro, molto morbida, indossata addirittura da alcuni giocatori dell’Inter ( con il cambiamento dello sponsor). Tale calzatura mi ha permesso di raggiungere il mio record. La scarpa conta molto nella prestazione di un giocatore: deve adattarsi alla forma del piede e trasmettere comfort nella corsa e nel tiro.
Raccontaci, invece, la tua carriera calcistica, visto che hai raggiunto alti livelli, e qualche aneddoto su di essa?
Ho giocato un anno al Novara, prima di passare al Vigevano, e dopodichè sono approdato al Magenta, dove ho trascorso quindici anni fantastici, vincendo campionato e Coppa Italia nel 1971. In un torneo serale ho affrontato in finale Mario Da Pozzo, allora portiere dell’Inter, e Sandro Mazzola, anch’esso di proprietà dei nerazzurri. Ho chiesto a Sandro se avessimo potuto dividerci il monte premi, circa mezzo milione di lire, ma lui non accettò. Quindi giocammo la partita, che terminò con un pareggio di 2-2. Andammo, dunque, ai calci di rigore e dovetti batterli tutti e sei io. Loro sbagliarono l’ultimo e, quando mi presentai sul dischetto, Da Pozzo cominciò a dirmi di tutto pur di innervosirmi. Io, però, ero calmo e, prima di calciare, gli feci una finta, spiazzandolo del tutto. 3000 persone si riversarono in campo, abbracciandomi: è stata un’emozione immensa.
Un tuo parere riguardo l’eliminazione della Nazionale dai Mondiali e, secondo la tua opinione, qual’è la soluzione per risollevarla da questo momento sportivamente tragico?
Occorre puntare e insistere molto sui nostri giovani, perché ci sono alcuni tra questi che meritano molto, come i ragazzi del settore giovanile dell’Atalanta, che sono veramente preparati, oppure Andrea Belotti, il capitano e centroavanti del Torino. Invece, quando arriva un calciatore straniero, si preferisce lasciar fuori un giovane italiano. Se non si inverte questa tendenza, rischiamo di arrivare all’Europeo nelle stesse condizioni, in cui siamo ora.
Hai giocato una carriera da attaccante: qual è una punta che può dare molto alla Nazionale?
Secondo me, è, appunto, Belotti, perché è veloce e, allo stesso tempo, forte fisicamente; in più possiede uno spiccato senso del gol. Ma oltre all’attacco, ci sono altri giocatori interessanti in altri reparti di gioco che possono fare molto bene. Bisogna, però, puntare su di essi fin da subito.
Un grazie speciale, quindi, a Giampiero Testa, che si è rivelato molto disponibile e aperto nei confronti. Alla prossima con uno nuovo personaggio e una nuova storia.