La globalizzazione e il ruolo della finanza possono essere un problema per realtà economiche più piccole. Le buone intenzioni non trovano sempre riscontri pratici quando si cerca di applicare concretamente il principio di sussidiarietà. Eppure, in contesti non macroeconomici, si stanno sperimentando dei mezzi per sostenere la produzione e lo scambio di beni effettivi, cioè si sta intervenendo a favore dell’economia reale. La moneta locale, se concepita con attenzione e adeguatamente sperimentata, ne è un esempio: questo è stato il tema dell’incontro “Moneta locale e integrazione sociale, un progetto concreto…” organizzato a Cuggiono dall’Ecoistituto della Valle del Ticino il 13 marzo. Massimo Amato, professore di Storia delle Dottrine economiche presso l’Università Bocconi di Milano, ha illustrato, in un dialogo aperto con il pubblico, un’iniziativa in fase di realizzazione a San Martino in Rio (Reggio Emilia). Tutto parte da tre problemi, piuttosto comuni ormai in un paese di provincia: la manutenzione urbana, in particolare la cura del verde pubblico; la presenza di trenta richiedenti asilo di origine nigeriana, poco integrati con gli altri cittadini; infine la chiusura di un’azienda, che ha messo a serio rischio la stabilità economica di centottanta famiglie. Un esponente di una lista civica di minoranza ha contattato il Prof. Amato e il collega Luca Fantacci per studiare una soluzione in grado di ridurre il potenziale disagio sociale: è necessario trovare qualcosa che unisca il sostegno all’economia reale alla solidarietà tra persone appartenenti alla stessa comunità. È nato così il progetto di creare una moneta locale convertibile in euro con scadenze precise, idea ispirata da formule già esistenti ma perfezionata in base alle esigenze del luogo. Già dal 1934 esiste in Svizzera il Wir, circuito che serve alle aziende per permutare prodotti di diversa natura e, da circa quattro anni, in Sardegna si è sviluppato Sardex, un circuito economico integrato nel quale gli imprenditori locali possono scambiare tra loro beni e servizi. Le aziende dell’isola, attraverso “un circuito di compensazione”, hanno la possibilità di sostenersi a vicenda, finanziandosi reciprocamente senza interessi. Occorre precisare che Sardex non è una moneta virtuale, non è un’alternativa all’euro e non si sostituisce al mercato tradizionale, semmai lo completa. Inoltre, non presuppone un ritorno al baratto: una moneta infatti permette un’effettiva misurazione del valore di un bene o di un servizio. Infine, non essendo i Sardex convertibili in euro, non è conveniente accumularli, ma spenderli; in questo modo, il circuito si mantiene virtuoso e la moneta è sempre in circolazione. Vi sono naturalmente alcuni limiti che devono essere tenuti sotto controllo. L’eventuale cessione indiscriminata di crediti e la crisi di un’impresa possono creare scompensi nel sistema.
Nel caso di San Martino, i soggetti coinvolti non sono solo le aziende, bensì l’amministrazione comunale, la cooperativa che si occupa dell’accoglienza dei richiedenti asilo e gli esercenti, essenziali per la buona riuscita del progetto. Il circuito è il seguente: i richiedenti asilo, o altri soggetti svantaggiati, dopo un corso di formazione, possono essere impiegati per la manutenzione del verde pubblico e, in cambio, ricevono dei buoni di solidarietà territoriale da usare negli esercizi commerciali del luogo; i negozianti, a loro volta, possono utilizzare tali buoni o convertirli in euro entro 45 giorni. Il percorso è tracciabile in tutte le sue parti, quindi si pagano le dovute imposte (in euro) sulle operazioni effettuate. Il programma è stato approvato in Consiglio comunale nel novembre 2017 e dovrebbe realizzarsi concretamente verso settembre di quest’anno. Il progetto è quindi in piena fase di sviluppo e può essere sottoposto ad eventuali verifiche e correzioni in corso d’opera (le piccole dimensioni delle realtà economiche del paese facilitano questo tipo di operazioni). L’amministrazione di San Martino ha stanziato 30.000 euro per realizzare l’iniziativa, «fondi che– specifica Amato- sono messi a disposizione per la comunità. Se la moneta non circolasse, di fatto non esisterebbe e perderebbe la sua funzione principale, ossia essere un mezzo per arrivare a un bene».
Si ringrazia Oreste Magni per le foto del servizio