Esiste una Milano non molto nota, non caratterizzata da grattacieli e costruzioni moderne, ma da numerosi borghi, circa settanta. Questa parte della città, in parte sconosciuta agli stessi milanesi, è descritta dal giornalista Roberto Schena nel libro “Milano e i suoi settanta borghi”. Il volume, presentato da Graziano Masperi sabato 24 marzo, presso la libreria Memoria del Mondo di Magenta, è frutto di un lavoro di ricerca minuzioso. Il testo – le cui fotografie sono di Ettore Tamagnini – rappresenta un passo in avanti verso una conoscenza più consapevole di una parte importante del patrimonio paesaggistico del capoluogo lombardo cui si presta pochissima attenzione: le biblioteche milanesi, ad esempio, non hanno ancora un centro di documentazione completo su ciò che è stato scritto a riguardo.
La presenza dell’acqua e lo sviluppo delle marcite (diffuse anche grazie all’impegno dei monaci cistercensi) sono la base sulla quale Milano costruisce la sua ricchezza economica. L’estensione del centro abitato è la conseguenza di tale vitalità agricola e commerciale. A partire dal centro storico, delimitato dalle mura spagnole, crescono diversi borghi che godevano, fino al 1923, di ampia autonomia amministrativa. Una parte del patrimonio edilizio è ancora intatta e inserita nel contesto agricolo e naturale in cui è nata, ma versa in uno stato di crescente rovina. Ad esempio, il castello medievale di Macconago, più antico di quello sforzesco, è in buono stato di conservazione ma il borgo circostante è disabitato. O ancora, sono diversi i fontanili presenti a ovest di Baggio che caratterizzano l’area come naturalistica, pur non essendo ancora riconosciuta come tale.
Il volume di Schena è perciò indispensabile per conoscere questo patrimonio culturale e paesaggistico ignorato per troppo tempo dai cittadini e dalle amministrazioni comunali.