La giornalista, conduttrice di telegiornali Rai e inviata in territori di guerra, ha presentato il suo ultimo libro Orgoglio e pregiudizi. Il risveglio delle donne ai tempi di Trump. L’autrice ha deciso di scrivere questo testo, pur non essendosi in precedenza occupata di questioni di genere, perché ha assistito a un evento particolare che l’ha profondamente colpita. Il 21 gennaio 2017, il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, un milione di donne hanno manifestano per le strade di Washington (e per altre città degli Usa) contro il nuovo Presidente. O meglio, contro il linguaggio, spesso da scaricatore di porto, usato da Trump durante la campagna elettorale. Buona parte dell’elettorato femminile degli Stati Uniti in realtà ha votato per il repubblicano; eppure tante donne non hanno accettato alcune esternazioni del miliardario statunitense, perché temono che quello che può essere un semplice atteggiamento da ‘bullo’ possa portare a un progressivo indebolimento di diritti acquisiti. La protesta rischiava di rimanere fine a se stessa, se non fossero nati contestualmente dei movimenti che spingono a mobilitarsi politicamente in prima persona; Emily’s List in primo luogo, organizzazione americana dedicata alla formazione delle donne per la politica e le cariche pubbliche. Non sono fenomeni da sottovalutare, soprattutto in considerazione delle elezioni di medio termine che si terranno verso la fine del 2018. Nel Senato di oggi, anche quattro o cinque seggi possono ribaltare gli equilibri a favore di una parte o dell’altra. Si prenda, a titolo di esempio, quanto accaduto nello Stato dell’Alabama. Il 12 dicembre del 2017 si sono tenute delle elezioni speciali per eleggere un nuovo senatore. Il repubblicano Roy Moore è accusato di molestie sessuali; si dichiara estraneo alla vicenda e riceve l’appoggio del Presidente Trump. Parte del partito repubblicano però non accetta la sua candidatura. L’oggettiva debolezza politica di Moore, insieme alla mobilitazione dell’elettorato indignato per la questione delle molestie, portano Doug Jones, candidato democratico, alla vittoria con il 49,9%. L’Alabama, stato conservatore, non eleggeva un democratico al Senato da venticinque anni. Il libro della Ferrario, edito da Chiarelettere, non si limita comunque a raccontare solo quanto accade oltreoceano, perché «è evidente che negli Stati Uniti, come nel nostro paese e nel mondo, nonostante i progressi, molte barriere sono ancora da abbattere».
Foto Lia Sabbadini