TURBIGO – Le parole controcorrente del prof. Giuseppe Ferrari, pediatra di chiara fama, che ha cominciato la professione nel 1962, meritavano un maggior ascolto da parte delle giovani mamme turbighesi. “Oggi si insegnano ai giovani pediatri cose che non servono più e non si ci si deve allarmare quando la stampa, usando ‘parole chiave’, come ‘meningite’ per enfatizzare il ‘caso’ e fare notizia, la gridano sul web, quando, di fatto, una tale malattia non esiste più se non in casi sporadici”.
Come allevare i bambini (oggi, la maggior parte, il 96%, è sano perché molte malattie sono state debellate con le vaccinazioni), in un modo culturalmente corretto è il problema del XXI secolo. Per saperlo fare bisogna seguire una filosofia che poggia su alcuni principi fondamentali, il primo dei quali è il seguente: “Il miglior pediatra del bambino è il bambino stesso” e non la mamma come si crede. Il bambino, a tutte le età, è in grado di dire tutto quello di cui ha bisogno, utilizzando il suo linguaggio. Il pianto è un modo di comunicare ad alta voce la sua fame. Il bambino capisce tutto. Il problema è degli adulti che vogliono condizionare il bambino ai propri voleri, senza alcun rispetto, in buona fede, però…
Ecco questa è la sintesi brutale degli insegnamenti che il professore ha dato nella serata del 19 aprile 2018 nella Sala delle Vetrate del palazzo de Cristoforis. Un ritorno al paese, quello del professore, nato a Cameri nel 1937, ma ha passato l’adolescenza a Turbigo, dove il padre dirigeva la Rossari&Varzi. E’ il 1946 quando arriva in paese e ricorda ancora il Cinema del ‘Califfo’ (autorità sconosciuta che veniva imprecata quando si rompeva la pellicola del film); la Colonia Elioterapica; i Tre Salti, tre vasche magnifiche per fare il bagno; don Riboni effigiato in chiesa con i vestimenti dell’Ordine di Malta; le puzze dell’Arno inquinato; il ponte di barche sul Ticino; ‘La Mula’ la corriera che lo portava a Novara…
Il ‘ragazzo di Turbigo’, come ama chiamarsi, ha avuto modo di incontrare alcuni suoi coscritti che sono venuti ad abbracciarlo e stringergli la mano nella foto che pubblichiamo…