Quello che stiamo scrivendo non è un attacco.
Non è una polemica in un mondo in cui c’è bisogno di tanto, ma non di polemiche inutili. E’ un pensiero che arriva dal profondo di una testa (la nostra, non sarà un granché, ma questa abbiamo e questa ci teniamo…) ancorata al giornalismo di un tempo. Quello punto e basta. Perché adesso apprendiamo con stupore che esiste il giornalismo 3.0.
Ma che diavolo sarà mai questo giornalismo 3.0? Quello dei nuovi media? Certo, lo facciamo da anni senza sbandierarlo ai 4 venti. Senza autocelebrazioni. Il giornalismo è cambiato, che scoperta clamorosa! E ad adeguarci ci siamo stati anche noi. Notizie immediate, video, dirette, interviste in redazione. Quante siano state dalla nascita di CAM abbiamo perso il conto. Dalla nostra parte ci sono i numeri con 5.000 accessi unici al giorno, compresi i giorni di festa. Cerchiamo di fare informazione 3.0 (chiamiamola così vabbè…) nel nostro territorio prima di tutto, in Italia e all’estero. Ovunque ci sia qualcosa da raccontare noi ci siamo, o cerchiamo di esserci.
Cogliamo l’occasione per complimentarci con i colleghi di Ticino Notizie per questa loro avventura nel fantastico mondo del giornalismo 3.0. Bene arrivati anche voi! E ci complimentiamo anche per la serata di cui leggiamo nel sito. Una serata alla quale hanno preso parte ben 4 sindaci, 2 consiglieri regionali, assessori, amministratori e, perfino, il parroco. Oltre all’imprenditoria del territorio. Noi non siamo stati invitati, e un po’ ci dispiace a dire il vero. Magari avremmo imparato qualcosa, ma probabilmente non contiamo un tubo e allora vi sarete detti ‘perché invitare quegli sfigati..’. Caspita mettere insieme tutti questi personaggi non è impresa facile. E per che cosa? Per dare una spinta al territorio? Perché i colleghi parlano solo di notizie positive? Ma raccontiamola a qualcun altro per piacere. Come se chi racconta (anche) le notizie brutte fosse il cattivone di turno. Chiariamo una cosa, una volta tanto. Il mondo è fatto di cose belle e brutte. Il giornalista racconta quello che accade nel mondo. E, quindi, racconta anche le cose brutte. Si chiama giornalismo punto e basta. Altro che 3.0 o fesserie balorde simili. Il territorio noi di CAM lo raccontiamo da sempre.
Lo adoriamo il nostro territorio. Parliamo di Malvaglio come se fosse la capitale del mondo intero. Del Parco del Ticino come se fosse una miniera d’oro da adorare in religioso silenzio. Parliamo della gente comune, non solo della crème della società. Leggendo l’articolo sulla serata sul quale abbiamo riflettuto, sembra quasi che il messaggio sia stato “Sei uno che conta? Allora sei con noi, altrimenti esci da quella porta”. Sicuramente non è questo il messaggio, ma sembrava proprio così cari colleghi. Non sta a noi insegnare niente a nessuno. Ma il giornalismo è fatto di gente comune che tira a campare. Non solo di chi è arrivato per meriti suoi o perché, nel corso della sua vita, ha avuto i contatti giusti che gli hanno aperto la strada. Il giornalismo serve anche, e soprattutto, per raccontare le storie di chi non ce la fa. E sono in tanti a non farcela. Oggi raccontiamo una società cambiata anni luce rispetto a quella di un ventennio or sono.
Raccontiamo la criminalità (certo a non raccontarla si avrebbe una percezione della sicurezza migliore, ma non sarebbe reale), raccontiamo dei problemi, raccontiamo delle aziende che chiudono, raccontiamo delle indagini delle forze dell’ordine, dei politici che pensano al loro e non agli altri. Di questo e di tanto altro. Si chiama giornalismo. Punto e basta.