BUSCATE – Su interessamento della signora Francesca Pagnutti di Buscate, è nostra intenzione rimediare alla mancanza di notizie su Angelo Lodi sul web. Ragion per cui abbiamo predisposto il seguente scritto, affinché la memoria del ‘nostro’ medico-scrittore continui a vivere. E lo abbiamo fatto perché, tempo fa, ci eravamo accorti della mancanza di informazioni su quello che è lo scrittore più importante di questa fetta di territorio. Lo avevamo denunciato e, alla nostra sollecitazione, rispose Francesca Pagnutti, già assessore alla Cultura (Amministrazione Serati) al tempo della intitolazione della Sala Civica ad Angelo Lodi che ha voluto farsi carico della pubblicazione su ‘Wikipedia’ dello scritto che segue.
ANGELO LODI – Il ‘nostro’ scrittore é nato a Castano Primo il 20 settembre 1920 e morto a Buscate il 5 ottobre 2008. Sia la nascita che la morte è avvenuta nei giorni in cui i topinambur fioriscono, i fiori settembrini che il medico-scrittore predilgeva, citati in tanti suoi libri per il fascino e la bellezza dei fiori gialli che si allungano sempre cercando il sole.
IL MEDICO-SCRITTORE
‘Tra medicina e letteratura corse sempre amicizia’ scrisse lo scrittore lombardo Carlo Dossi e il dottor Lodi, infatti, si inscrive in una lunga sequenza di scrittori-medici (Cechov, Céline, Bulgakov per citarne solo alcuni) che hanno fatto l’una matrice dell’altra, in una simbiosi in cui l’aspetto materiale, fisico, si nutriva dell’animo poetico e letterario e viceversa: in fondo, sia come scrittore e sia come dottore, la grande antagonista che si combatte è sempre la morte, allontanandola ora con un racconto o un romanzo ora con la pratica medica in una continua, stoica lotta per affermare, seppur provvisoriamente, la vita”.
Parole queste dell’avvocato-amico Giacomo Calloni scritte in occasione della intitolazione della Sala Civica in Piazza della Filanda a Buscate, avvenuta il 20 settembre 2009, un profilo del medico-scrittore che disegna bene, nell’era del web, ‘il nostro scrittore’.
‘Nostro’ fu l’aggettivo possessivo usato in primis da un altro caro amico di Lodi, Emilio Scampini, per tratteggiarne la figura e l’opera in un luungo articolo pubblicato su ‘Contrade Nostre’ (1985), dove dice chiaramente che “Angelo Lodi non è scrittore soltanto, ma il ‘nostro’ scrittore, perché è l’unico, finora, che ha scritto dei paesi della riva sinistra del Ticino” (Castanese).
“Il movente per cui Lodi si mise a scrivere – scrive Scampini – è noto e l’ha indicato lui stesso nel suo primo libro: un avvenimento tragico per il suo paese natale: la morte dello studente universitario Giovanni Ardizzone, figlio di un amico, caro anche a lui come un figlio, travolto da una camionetta della polizia e ucciso durante una manifestazione per Cuba a Milano nell’ottobre del 1962 (…). Tuttavia io credo ci fosse una ragione più profonda che lo indusse a scrivere, quella di non troncare il rapporto tra la vita e la morte: il medico dopo la morte dei suoi pazienti non serve più, lo scrittore, invece, può servire ancora (…) Scrittore, dunque, come completamento del medico (…) Se il medico non può fare più nulla per i corpi dei suoi malati, una volta deceduti, lo scrittore può stare ancora accanto a loro, farli rivivere in un certo qual modo, discorrere ancora con le loro anime o i loro fantasmi”.
LA SOLITUDINE ESISTENZIALE
Nella seconda metà degli Anni Ottanta, già famoso per il successo editoriale del primo libro, ‘L’Italia non finisce a Castano Primo’, Angelo Lodi scrisse una serie di racconti (‘Lo specchio’, 1987; ‘Una mite follia’, 1988; ‘Il passaggio del fiume’, 1989; ‘Pinino e il suo padrone’, 1990) per la rivista ‘Il Ticino mese’, che diedero il via alla pubblicazione di una serie di libri, da ‘I racconti di Boscato’ (1991) al ‘Viaggio in Italia’ (2000) dove l’ossessione della morte, la solitudine esistenziale, che Dio non riesce a colmare, sono i veri protagonisti delle sue storie.
Come la vicenda umana mai scritta del calvario di un caro amico falcidiato da un mesotelioma pleurico, uno dei tumori che non lasciano scampo. Dopo aver attraversato il tunnel della malattia, lui, miscredente da sempre, si aprì ‘al mistero di Dio’ e, nelle ultime settimane di vita, disse: “Quella che non avevo mai imboccato era la strada giusta!”.
Del ‘nostro’ scrittore hanno scritto: Armando Torno non mancò di recensire le sue opere, sottolineando come il tema della morte fosse predominante nella sua produzione letteraria. Una poetica quella del ‘nostro scrittore’, dove la vita accompagna sempre la morte, due facce della stessa medaglia, così contigue e quotidiane nell’attività di medico condotto, dove la paura della morte la fa da padrone. La varia umanità che ha incontrato nella sua pratica professionale, della quale ha sentito il palpito della vita e i tormenti della morte imminente, ha alimentato il pensiero e la produzione letteraria che alcuni critici hanno sottolineato: da Walter Genoni a Ermanno Paccagnini, da Pinuccio Castoldi a Felice Monolo.
L’ONORIFICENZA A ‘UN NOBILE SOCIALISTA’
Dieci anni fa (2008) quando l’assessore Francesca Pagnutti propose dai banchi del Consiglio Comunale di dedicare la Sala Civica al ‘Nostro’, poco mancò che i Consiglieri si alzassero in piedi in segno di rispetto per l’uomo schivo e riservato, il medico, lo scrittore.
‘Un nobile socialista’, così il collega ed amico Luciano Calloni nel giorno dell’intitolazione della Sala Civica: “Esempio inimitabile di presenza sociale quando fare il medico era davvero una missione. Ha avuto meno di quello che ha dato. Non si è mai lasciato tentare dalla politica, pur tormentata in questi ultimi decenni per via della discarica, ma ha continuato a leggere negli occhi profondi della sua gente la fatica del vivere e a scriverla, cercando di decifrarla. Non è assurto, come scrittore, a quella che viene chiamata la ‘dignità nazionale’, perché non è andato a cercare la benevolenza da critici ‘autorevoli’ che lo hanno sistematicamente ignorato. Ma verrà riscoperto, perché nei suoi libri c’è il passaggio dalla civiltà contadina al mondo moderno”.
Il Sindaco del tempo, Luigi Serati, ha lucidamente inserito la figura e l’opera del dottor Angelo Lodi nel paese del secondo dopoguerra, dove il medico condotto era una delle poche luci a cui dirigersi in caso di bisogno, insieme al Parroco e al Sindaco. E le testimonianze riconoscenti di questa presenza costante erano affisse alle pareti: “Ero in difficoltà economiche, mio marito era disoccupato. Mi ha dato del denaro per comprare il necessario per i bambini (Ortensia)”. Questo era al sciur dutur. Domenica 20 settembre 2009, i buscatesi hanno ricordato la sollecitudine con la quale arrivava, con la sua bicicletta verde, quando veniva chiamato nei grandi cortili di un tempo, dimostrando sempre disponibilità nei confronti di tutti.
NOTE BIOGRAFICHE
Angelo Lodi era nato a Castano Primo il 20 settembre 1920, in una casa del vicolo dell’Arco Antico e morì serenamente, circondato dall’effetto dei suoi cari, nella sua abitazione di Via Trieste a Buscate il 5 ottobre 2008. La sua era una famiglia di antiche tradizioni contadine, dalla quale si staccò il padre Giovanni Amedeo (originario di Cascine Olona – Settimo Milanese) quando arrivò a Castano dove sposò, nel 1919, la figlia dei coniugi Rudoni (Francesco e Giovannina Dionigi) e si diede da fare fondando un’industria meccanica. Lo scrittore non mancherà di ricordare ‘con commozione’, già nel suo primo libro. quel meraviglioso genitore che era riuscito a farsi dal nulla una posizione e che aveva impegnato tutta la vita per assicurare ai quattro figli un sicuro avvenire.
Dal 1946, come ‘medico condotto, per oltre cinquant’anni si era amorevolmente chinato sui mali della sua gente, cercando di alleviarne le sofferenze, diventando una sorta d istituzione in paese e, nell’immaginario collettivo, era assurto a simbolo delle comunità del Castanese.
Il 19 luglio 1947 sposò Erina Enrica Lodi dalla quale ebbe tre figli, Gianni, Roberto e Carla.
Come scrittore, aveva nobilitato questa terra tanto negletta, facendo conoscere a tutti il fascino e la poesia del suo ambiente naturale, raccontando con amore e passione ‘l’umile vita’ dei suoi abitanti.
I LIBRI
L’Italia non finisce a Castano Primo, Ed. Gastaldi, 1966
Lettere all’Europa, Ed. Ceschina, 1969
Umile vita, Ed. Ceschina, 1971
Le stagioni volgono, Ed. Cascina, 1973
Ticinella, Ed. Virgilio, 1978
Vicolo dell’Arco Antico, Ed. Ceal, 1983
Caposcarico (Cani&Cani), Ed. Paoline, 1988
Racconti di Boscato, Ed. Leoni, 1991
I primi e gli ultimi, Ed. Leoni, 1993
Storie dei nostri paesi, Ed. Leoni, 1995
Mario Nimega – storia di un amore, Ed. Leoni, 1996
La ragazza e il cardinale, Ed. Leoni, 1998
Viaggio in Italia e altri racconti, L’Editoriale, 2000
BIBLIOGRAFIA
GIACOMO CALLONI, Angelo Lodi. Medico e scrittore, memoria molto particolareggiata sulla vita del medico-scrittore, scritta dall’avvocato-amico Giacomo Calloni, in occasione dela cerimonia di intitolazione della Sala Civica Comunale avvenuta il 20 settembre 2009
EMILIO SCAMPINI, Angelo Lodi – il nostro scrittore, in ‘Contrade Nostre’, vol. III, 1984-85, pp.113 ss
FOTO Il medico-scrittore Angelo Lodi (1920-2008)
“Il testo che segue / qui sopra è rilasciato con licenza CC BY-SA 3.0”